EDIT: Non chiedetemi info sul perché sia così malgiusto. Ho provato a risolvere ma Blogger fa quello che gli pare, io alzo le mani.
Andrea
Neri aveva deciso che sarebbe scappato di casa. Eccome se l'avrebbe
fatto. Fissava con lo sguardo pieno di determinazione la porta dietro
cui sua madre – altrimenti nota come L'Arpia – lo aveva appena
chiuso, in punizione. La fissava da un sacco di tempo, come se avesse
il potere di farla scomparire oppure, cosa che gli avrebbe dato molta
più soddisfazione, mandarla in frantumi.
Certo,
era la porta della sua cameretta e non quella dell'inferno, ma questo
dettaglio era assolutamente irrilevante in confronto al cocente
imbarazzo di vedersi mettere in punizione alla bellezza di 12 anni.
Come se avesse fatto chissà quale enorme danno, poi. Quel vaso in
fondo apparteneva alla povera defunta zia Dina, e non piaceva a
nessuno.
“Deve
leggere, lui! Ha bisogno dei suoi libri, lui! A chi importa se
camminando prima o poi darà fuoco alla casa, l'importante sarà che
almeno lui abbia i LIBRI!” si sentiva strillare furiosamente la
madre, il suono ovattato dal filtro della porta chiusa.
“Due
settimane di punizione! Due settimane per un vaso! Come se l'avessi
fatto apposta. Vuole farmi impazzire, L'Arpia, lo so.” continuava a
pensare, camminando istericamente su e giù per la camera. “Devo
andarmene di qui.”
Una
fuga però non si improvvisa dal nulla e Andrea lo sapeva. Bisogna
organizzarsi per bene.
Aveva
giusto due settimane libere davanti a sé.
L'Arpia,
in realtà, non era così tremenda. Era sicuramente apprensiva,
sempre convinta com'era che tutti i mali del mondo si sarebbero
incontrati sopra la testa del suo bambino. Ed era severa, quasi
sempre. Ciò che agli occhi del suo primogenito la rendeva la
creatura terribile che lui descriveva era proprio l'età del figlio
in questione.
Andrea
infatti stava iniziando a cogliere la vastità del mondo che stava
fuori dal suo territorio conosciuto, come se non fosse sempre stato
lì ma fosse piuttosto comparso senza preavviso. Ora che lo notava
con tanta chiarezza il suo desiderio di conoscenza era diventato
incontenibile e ogni limite imposto da L'Arpia appariva ai suoi occhi
un crimine contro l'umanità.
Certo,
questa apprensione era comprensibile. Erano passati due anni dalla
morte di Chiara, ma la mamma ancora non era scesa a patti con
l'ingiustizia di vedersi strappata la sua figlia più piccola. Come
se l'orrore della prima perdita dovesse necessariamente replicarsi
con la prematura dipartita anche di Andrea. Da mamma giusta e
tranquilla quale era, quindi, si era trasformata in Arpia.
Il
riferimento mitologico non è certo casuale. Andrea andava pazzo per
la mitologia, ma pazzo per davvero. Quando era piccolo suo papà (che
ancora non aveva nomignoli leggendari, anche se il figlio non
escludeva di affibbiargliene uno a breve) gli leggeva una storia ogni
sera, e anche ora che i due non vivevano più insieme la mitologia
era uno dei loro principali argomenti di conversazione. Avrebbe
potuto stare chino sulle pagine di un libro oppure incollato alla tv
a guardare documentari sulle sue adorate leggende per ore senza
minimamente accorgersi del tempo che scorreva.
In
particolare, nutriva una sincera adorazione per gli dei nordici. Non
per mancare di rispetto alle dignitosissime divinità greche o
romane, dotate anche loro di una discreta dose di fascino, ma gli dei
del Nord hanno un'epicità tutta loro. Si sarebbe comprato un cane
pur di poterlo chiamare Fenrir. E lui non sopportava gli animali,
quindi questo dovrebbe dircela lunga sulla sua passione. Mica come il
suo banalissimo nome, scelto in onore dell'attore preferito della
mamma.
Avrebbero
potuto trascorrere molto velocemente queste due settimane, se solo
lui le avesse spese coricato sul divano con un libro sospeso sopra al
naso. Ma ormai era questione di principio: non si punisce un
dodicenne per un incidente domestico, e che cavolo!
“Se
la mamma non lo capisce con le buone, devo per forza fare qualcosa.”
rifletteva Andrea, in fase di organizzazione del suo piano di fuga,
“eppure mi sembrava una donna ragionevole, proprio non riesco a
capire.”
Si
potrebbe dire senza pericolo di offenderlo che Andrea aveva un
aspetto piuttosto buffo, soprattutto in questo momento di scarso
controllo. Non appena apriva bocca sorprendeva chiunque grazie alla
sua notevole proprietà di linguaggio, che appariva ancora più
notevole se si considera che il ragazzino dimostrava al massimo nove
anni. A chiunque sottolineasse questa caratteristica veniva riservata
la medesima risposta: “Ho alle spalle sei anni di onorato servizio
come lettore appassionato. Le parole si imparano.”
Era
basso, davvero basso, con la testa leggermente troppo grande e troppo
tonda, decorata da un paio di imbarazzanti occhialetti rossi.
Andiamo,
nessuno porta gli occhiali rossi alle scuole medie, ma nessuna
argomentazione pareva convincere L'Arpia, che non ne voleva sapere di
sborsare altri soldi per la sua vista almeno per i prossimi 3 anni.
In questo preciso momento, poi, era fuori di sé per l'umiliante reclusione e si sentiva un po' in colpa per quel vaso. In casa Neri si sentivano troppe assenze, e secondo la mamma gli oggetti erano il modo più immediato per colmarle. Non che Andrea fosse d'accordo, ma pare che i figli non abbiano un gran potere decisionale quando si parla di arredamento.
Insomma, in preda a stati d'animo poco piacevoli il giovane stava seduto sul
bordo del letto, con il pigiama ancora sporco della crema di nocciole
con cui aveva fatto colazione (e che si era rovesciato addosso
perché, ehm, stava leggendo), le guance violacee dalla rabbia e i
capelli arancioni arruffati.
Un
disastro.
Odino
non avrebbe mai permesso ad una futile umana di ridurlo in condizioni
che così poco si convengono ad un uomo della sua levatura. Quindi
nemmeno Andrea era disposto a lasciare questo trattamento impunito.
Una fuga sarebbe stata la soluzione. Mica voleva lasciare sola sua
madre per sempre, eh. Il suo intento non era nemmeno spaventarla, non
era così crudele. Sperava solo di riuscire a dimostrarle di essere
diventato un uomo in grado di badare perfettamente a se stesso, e un
uomo adulto non può essere messo in punizione.
Quello
che Andrea stava escogitando, quindi, era un piano piuttosto
complicato: uscire di nascosto, cercando di portare con sé quanti
più soldi possibile, cercare un luogo in cui stabilirsi e infine
trovare un lavoro. A questo punto avrebbe contattato sua madre, per
mostrarle quale radioso futuro si stava costruendo tutto da solo.
Sembra
lineare, così, ma le difficoltà erano notevoli.
Innanzitutto
uscire non sarebbe stato così immediato: quando tua mamma è una
sarta che lavora in casa, le tue possibilità di libero movimento si
riducono drasticamente. Portare soldi con sé era il problema minore,
paradossalmente. Quando L'Arpia dimenticava gli occhiali da vista a
casa chiedeva a lui di comporre il codice della carta di credito al
supermercato, bastava prenderle la carta in un momento di
distrazione. L'ostacolo principale era trovare casa e lavoro. Pare
che in una società barbara come la nostra, non fosse
permesso ad un dodicenne maturo come lui di firmare contratti. Non
importano il quoziente intellettivo o il buonsenso, si continua a
giudicare le persone dall'anno di nascita, cosa che ad Andrea pareva
retrograda e superficiale.
Certo
com'era di trovare una soluzione ad ogni problema, non si era reso
conto dell'assurdità del piano nel suo complesso, il pensiero che un
dodicenne non potrebbe mai vivere indipendentemente dalla sua
famiglia non lo aveva nemmeno sfiorato. Stava quindi studiando il
piano in ogni minimo dettaglio: il giorno stabilito per la fuga era
il 19 luglio. Data scelta accuratamente, dato che il 19 luglio era
non solo il suo compleanno, ma era anche un giovedì, il giorno di
Thor. Avrebbe decisamente avuto bisogno della protezione del dio del
tuono, mica di uno a caso.
Il
caso, ma solo il caso, voleva anche che il giovedì fosse anche il
giorno in cui L'Arpia andava dal fisioterapista, per quelle sue
spalle così intirizzite dal lavoro.
Di
fronte a lei Andrea cercava di mettere in gioco tutte le sue migliori
capacità recitative, per farle credere che tutto fosse tranquillo e
che lui nemmeno fosse più arrabbiato per la punizione, che comunque
rimaneva ingiusta. Questa messinscena non gli stava nemmeno costando
troppa fatica, da quando Chiara era morta la mamma sembrava sempre
vivere su un altro pianeta e si accorgeva dell'umore del figlio solo
quando questo era influenzato da qualcosa di molto rumoroso. Un
vecchio vaso che si rompe, per esempio.
Questa
distrazione non sarebbe nemmeno dispiaciuta ad Andrea, se non fosse
che aveva il potere di scomparire per magia quando lui combinava
qualcosa. Ogni danno, ogni rumore improvviso, ogni starnuto di troppo
venivano prontamente ripresi, ma da tanto tempo ormai non si faceva
più caso ai sorrisi.
Il
giorno della partenza si stava avvicinando, e Andrea stava rifinendo
gli ultimi dettagli. Innanzitutto, grazie ad alcuni tutorial su
Youtube aveva imparato a rifarsi il letto, così che L'Arpia potesse
tenersi alla larga dalla sua cameretta. Era importante che non
notasse il bagaglio che Andrea stava preparando, o lo avrebbe
lanciato fuori dalla finestra. Il bagaglio, non il figlio. Il
problema della sistemazione era stato momentaneamente accantonato,
perché il nostro fuggitivo era giunto alla conclusione che per
qualche giorno se la sarebbe potuta benissimo cavare con la vecchia
tenda da campeggio che suo padre aveva lasciato in soffitta. Ancora
non la sapeva montare, ma era certo che Youtube gli avrebbe fornito
un tutorial anche per quello. Sulla scrivania, ben nascosta tra il
Dizionario
degli animali nordici e
le Leggende
di Asgard,
stava la lista delle cose da mettere nello zaino, che suonava più o
meno così:
Carta
igienica
Carta
di credito
Crackers
Vestiti
Spada
di Frodo
Cartina
della provincia di Reggio Emilia
Torcia
Panno
per pulire gli occhiali
Deodorante
Patatine
alla paprika
Beowulf,
edizione a fumetti
Quello
che lo preoccupava maggiormente era la ricerca di un lavoro. La
soluzione che per ora aveva accreditato come migliore era quella che
lo vedeva sfruttare la connessione internet di qualche biblioteca per
cercare lavoro come consulente esperto di dèi, con specializzazione
in tutto ciò che riguarda il Nord, il freddo e i vichinghi.
Effettivamente non aveva mai sentito di nessuno che svolgesse questa
professione, ma niente gli impediva di essere il primo.
A
parte questo particolare, ogni dettaglio era ormai definito e a prova
di bomba, L'Arpia non lo avrebbe mai scoperto e tutto sarebbe filato
liscio come l'olio.
“Voglio
proprio vedere se dopo avrà ancora il coraggio di mettere i vasi sul
bordo dei mobili e poi dare la colpa a me se si rompono. Mai vista
una madre che si lamenta di un figlio che legge! Dovrebbe essere
orgogliosa!” si ripeteva come una specie di mantra l'avventuroso
Andrea, che aveva bisogno di una pacca di incoraggiamento prima del
grande passo.
Perché
definire Andrea avventuroso era un po' un azzardo. Non
fraintendiamoci, amava moltissimo la natura: gli piaceva leggere a
piedi scalzi sull'erba all'ombra di grossi alberi, con i quali ogni
tanto conversava fingendo che fossero Barbalbero, sognava di visitare
terre sconfinate e lo faceva guardando infiniti documentari sugli
animali della Nuova Zelanda. Il problema era che era troppo attaccato
alla comodità del suo letto spazioso, e che rinunciare al suo
Nintendo DS sarebbe stata la vera sfida di questa fuga. L'Arpia aveva
cercato di iscriverlo agli scout, ma la risposta di Andrea era stata:
“Posso
portare il computer?”
Insomma,
le difficoltà di questo viaggio erano molte più di quelle che
apparivano ad una prima visione, ma Andrea sembrava abbastanza
motivato da poterle affrontare tutte quante.
Certo,
sperava che almeno giovedì 15 settembre non piovesse!
E
invece, appena spalancate le finestre la mattina del giorno X, a
salutarlo trovò certi nuvoloni che pareva di essere in pieno
inverno.
“Questo
non era previsto. Come ho fatto a non pensarci?”
Innervosito
e teso per la giornata che lo aspettava, scese a fare colazione
sovrappensiero e con aria indispettita. Seduto a tavola, allungò un
braccio e rovesciò tutto il succo di frutta sul tavolo e, come di
norma, la voce della mamma partì immediatamente con un tono di voce
decisamente non adeguato alle otto di mattina:
“Ma
insomma, sei sveglio o stai dormendo in piedi? Fila a cambiare la
tovaglia!”
Sbattendo
nervosamente i piedi nelle ciabatte, obbedì, riflettendo su quanto
sollievo gli dava il pensiero che quello fosse l'ultimo ordine che
avrebbe ricevuto per molto tempo.
La
seduta della mamma dal fisioterapista era fissata per le 10, per cui
aveva ancora un paio d'ore per finire di riempire lo zaino, rifarsi
il letto e riuscire a guardare la nuova puntata del suo telefilm
preferito.
Stavano
giusto partendo i titoli di coda del telefilm quando L'Arpia chiamò
il figlio:
“Andrea,
io esco! Dopo la terapia mi fermerò a consegnare dei vestiti, farò
tardi. Se hai fame hai in forno un trancio di pizza avanzato da ieri,
fattelo riscaldare, ma stai attento! Ciao!”
“Va
bene mamma, ciao!” basico, non lasciava indizi.
“Ah,
Andrea!”
“Dimmi,
mà.”
“Buon
compleanno!”
Ugh.
Se ne era dimenticato. Non poteva permettersi di impietosirsi, non
oggi, per cui liquidò la conversazione con un sincero ma freddo
“Grazie!”.
Se
ne stava seduto sull'ultimo gradino delle scale, in attesa di sentire
la porta chiudersi e l'auto partire per poi raccogliere le sue cose
ed uscire a sua volta.
SBAM.
Porta chiusa.
CLICK,
CLICK.
Click?
“Ha
chiuso la porta a chiave? Ma perché ha chiuso la porta a chiave? Mi
ha chiuso in casa? E io ora come esco?”
Allarmato,
corse giù dalle scale, rischiando un paio di volte di caracollare
giù, per controllare se la porta fosse proprio chiusa.
E
lo era.
Il
panico iniziale si trasformò rapidamente in rabbia verso se stesso:
convinto com'era di avere controllato in dettaglio ogni evenienza e
ogni particolare del suo viaggio si era completamente dimenticato di
guardare le previsioni del tempo e non aveva considerato che, essendo
stato messo in castigo, con ogni probabilità sarebbe anche stato
chiuso in casa.
“Poco
male” si ritrovò a pensare “le dimostrerò che non sarà certo
un mazzo di chiavi a cambiare i miei programmi!”
Mentre
elogiava mentalmente il proprio sangue freddo scese a controllare le
finestre del piano terra. Avrebbe potuto tranquillamente sgattaiolare
fuori da ognuna, la possibilità di iniziare la vita da campeggiatore
con un braccio rotto si poteva escludere. Non era ancora da
escludere, invece, il rischio che a rompersi fosse il contenuto dello
zaino, molto più importante dell'avere il braccio perfettamente
dritto. La soluzione gli giunse dal ricordo di un vecchio cartone
animato: posizionato lo zaino in un cestino e legato il suddetto
cestino ad una corda, lo avrebbe lentamente calato giù. L'altezza
della finestra da terra era sinceramente ridicola, ma non avrebbe mai
permesso che la sua copia di Beowulf si macchiasse con l'olio delle
patatine, era meglio essere prudenti. Lo avrebbe coperto con un
vecchio impermeabile di papà per non farlo bagnare, e infine sarebbe
saltato dalla finestra. Per quanto riguarda l'imprevisto
meteorologico, invece, c'era poco che Andrea potesse fare. Quello
stesso impermeabile lo avrebbe poi indossato lui per proteggersi.
Conclusi
tutti i controlli del caso, allacciate per bene le scarpe da
trekking, recuperato il trancio di pizza avanzato e calato il cestino
dalla finestra, saltò giù.
Non sapevo ti piacesse scrivere storia per ragazzi. Secondo me te la cavi egregiamente (ma per onestà dico che la mia opinione in questo ambito non vale granché). Spada di Frodo? Intendi Pungolo? Sono proprio curioso di sapere cosa se ne fa.
RispondiEliminaP.S; Data la realtà italiana, Andrea ha più possibilità di incontrare un drago per strada e sconfiggerlo colpendolo con i fumetti di Beowulf, che di trovare un lavoro.
Non lo sapevo nemmeno io, fino a che ho notato che nella mente comparivano solo quelle! Ti ringrazio!
Elimina(Temo di sì, ma lui è un po' ingenuo, forse ancora non lo sa)
E poi? Voglio sapere come prosegue la storia!
RispondiEliminaP.S. ho letto le "origini" del blog, ho fatto bene a darti quel consiglio ... <3
Per l'e poi temo ci sarà da aspettare ancora un po'. Hai fatto bene, sì, solo che sei venuta a riscattare dopo 'solo' 3 anni di blog!:D
Elimina