giovedì 26 gennaio 2017

Non solo cinema: Il peso dei segreti

Io e la letteratura orientale ci siamo incontrate poche volte. C?è stato un periodo della mia vita in cui credevo mi piacesse Banana Yoshimoto, ma praticamente è finita lì. Poi una booktuber ha parlato di questo libro e quando l'ho visto lì, freschissimo d'acquisto, tra le novità della mia biblioteca, non ho saputo resistere.


I segreti di cui parla il titolo sono quelli di una famiglia giapponese. Il primo che ci viene svelato riguarda un omicidio, compiuto da una figlia ai danni del padre, che ha avuto luogo il giorno in cui su Nagasaki fu sganciata la bomba atomica, e che grazie a questa coicidenza temporale resterà nascosto per anni.

Una simile premessa poteva far pregustare un noir di quelli belli profondi e d'atmosfera, un libro sul senso di colpa, sul tormento.
Con una copertina così, però, chi voglio prendere in giro?

Il peso dei segreti è 'soltanto' una saga familiare, strutturata in quattro miniromanzi, vissuti da altrettanti punti di vista diversi. Ogni capitolo è introdotto da una splendida illustrazione, alla Feltri sono stati bravissimissimi. Si arriva al succo del problema con il tempo, la scrittrice non ha alcuna fretta, nonostante racconti più di 50 anni di storia in un romanzo che non è un tomo insormontabile. Con la pacatezza che di consuetudine attribuisco all'Oriente veniamo condotti in una storia che di pacato non ha nulla. Parlando della vita di alcune persone ci viene fatta una panoramica della storia del Giappone, non solo intorno alla seconda guerra mondiale. Il rapporto con Corea e Russia, per esempio, la società divisa per famiglie importanti, l'importanza dell'apparenza. Una società sviscerata nel racconto di alcuni suoi membri, che sono convenzionali solo in apparenza. Come ogni 'normalità, però, è inconvenzionale per definizione, quindi ogni membro della famiglia nasconde qualcosa, e sono proprio i vari qualcosa a comporre la storia.
Ha senso questa frase? Chissà.
Il romanzo si divora in pochissimo, complice un linguaggio semplicissimo, fatto di frasi concise e capitoli altrettanto, che scorrono come ciliegie, uno via l'altro. Per quanto mi riguarda, è stato proprio un bel viaggio.

Confrontandomi così di rado con una società così distante dalla mia mi sono trovata diverse volte a chiedermi il perchè di certi comportamenti e di certe affermazioni (per esempio, pare che i giapponesi abbiano una lacrimazione costante. Piangono più di me e credetemi che è tutto un dire). Bisogna solo aprirsi un po' e io, che sono così viziata dal surplus di cultura occidentale, ho bisogno di esercitare questo aspetto della mia vita sia da lettrice che da cinefila.
Quando ci si prova, però, ci si rende conto che alla fine quel modo di dire che sostiene che tutto il mondo sia paese è proprio vero. Che le preoccupazioni, i dubbi, le fonti di serenità sono le stesse per tutti.
E tutto il resto passa in secondo piano.


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