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mercoledì 16 agosto 2023

Notte Horror 2023 - in ritardo: Darkman

14:22
 Avevo giurato a me stessa che, qualunque cosa fosse successa, il mio blog non lo avrei mollato. Poi è successo il 2023, l'anno che sento di poter definire il peggiore della mia vita - eppure di competizione ne ha avuta parecchia, eh - e le cose si sono un po' rimesse in un ordine diverso. Al lento e pacifico processo di scrivere dei post ho preferito l'immediatezza dei social, che mi hanno permesso di comunicare comunque quello che volevo ma richiedendomi meno tempo. L'introspezione che Redrumia mi richiede quest'anno non sarei stata in grado di gestirla.
Mi ero ripromessa che sarei stata in grado almeno di partecipare alla Notte Horror 2023, evento mitologico della blogosfera, ma sono riuscita a toppare pure quello, e il post arriva infatti con più di 12 ore di ritardo. Chiedo scusa ai colleghi, sono stata poco rispettosa.
Cerco di farmi perdonare chiacchierando di uno dei film dimenticati di Raimi, che sebbene sulla carta non sia un horror duro e puro, è pur sempre figlio del suo papà, e qualche elemento a noi caro ce l'ha lo stesso.




Darkman è la tragica storia di Peyton Westlake, uno scienziato alla ricerca del segreto per restituire una pelle a chi l'abbia persa col fuoco che finisce invischiato in una brutta faccenda di mafia che gli porterà via il lavoro, l'amore e proprio la pelle, lasciandogli solo sete di vendetta.
Esce nel 1990 e questo lo colloca esattamente a metà tra le due saghe che hanno reso il regista il mito che è, Evil Dead e Spiderman. Non solo a metà temporalmente, però, perché è facile individuare nel primo capitolo di questa ulteriore saga tutti gli elementi che abbiamo imparato a conoscere negli altri lavori. È un film di supereroi che arriva molto prima del suo Uomo Ragno, e che uscendo insieme ai Batman di Tim Burton se ne porta appresso le tracce: è un film tragico, desolante, in cui allo sconforto di due vite distrutte non corrisponde alcuna catarsi. Allo stesso tempo è pur sempre un film del tizio di Evil Dead 2, e quindi è quasi barocco: elicotteri, danze davanti ai gatti, facce intinte nell'acido, nasi che si sciolgono, mitragliatrici nascoste nelle gambe di legno, Bruce Campbell. 
Eppure, neppure la componente ironica - che qui è comunque centellinata rispetto agli standard a cui ci ha abituato - riesce a compensare la grande sofferenza di un film come Darkman, in cui nessuno ne esce vincitore e la crudeltà dei cattivi è qualcosa da cui non c'è scampo. Sceglie, Raimi, di unire il supereroe all'entieroe tipico del cinema del decennio precedente, regalando al mix una triste sorte, privandolo della sua identità e del suo futuro. 
Dopo l'attacco al laboratorio in seguito al quale tutti lo credevano morto, Westlake finisce tra le mani di medici che pur di salvargli la vita gli distruggono proprio la cosa che per uno scienziato è più importante: la mente. Peyton, infatti, comincia ad avere allucinazioni e a perdere il controllo sulle proprie reazioni, è suscettibile e facilmente infiammabile. Il suo desiderio di vendetta lo porta a diventare un eroe brutale, incontrollabile. Si burla della mente delle sue vittime, assumendo il loro aspetto per creare un crudele gioco con la loro identità, lasciando emergere un lato dark dell'eroismo che forse solo Raimi ha fatto così esplicitamente. L'incidente non causa al protagonista solo la perdita del proprio aspetto, ma di tutto quello che lo identificava: la mente, il carattere, il lavoro. Privato di tutto può mostrare al mondo il vero aspetto dell'uomo qualunque, proprio come si identifica nel finale. 
Un vero uomo invisibile, quello di Liam Neeson, che priva il mondo del suo aspetto per mostrare solo quello di cui è capace. Se nel caso dell'uomo invisibile originale, quello di Wells prima e di Whale dopo, la scelta di annullare il proprio aspetto è volontaria, in questo caso è una conseguenza che però porta allo stesso risultato: sporche bende a coprire il viso e una mente che non è più quella che era. Privando il protagonista dell'elemento della volontarietà, però, Raimi crea un mostro ancora più disperato, frutto dell'avidità e non dell'ambizione. Pur omaggiando così chiaramente i classici Universal cambia le carte in tavola, smettendo di attaccare la scienza che non è più la responsabile ma che al tempo stesso risolve le cose lasciando comunque dei danni. Darkman non diventa un supereroe che mette i propri simil - superpoteri al servizio della comunità, quello che ne viene tratto non è un felice insegnamento di straordinaria generosità: quello che vuole è solo un modo per piangere la vita perduta, eliminando uno ad uno quelli che gliel'hanno tolta. 
Nei cinecomic di oggi questa è la perfetta origin story di un cattivo MCU. Raimi, invece, che è sempre stato più coraggioso, ne ha fatto il protagonista, che non ha eroi ufficiali con cui scontrarsi se non la realtà della nuova vita che gli è stata imposta. Ne ha fatto quello che ha potuto, il povero Westlake, e ha scelto la strada più generosa e difficile insieme: dare alla donna perduta la possibilità di un futuro normale, relegando se stesso ai margini, dove non c'è luce.

Un film che gioca con le etichette e i generi, che rimescola in tavola le carte della consuetudine e approccia in modo nuovo qualcosa che è vecchio come la storia del mondo. Raimi ci ha abituati ad un cinema in cui niente è una realtà consolidata e tutto è modificabile, aggiornabile, sempre nuovo.
Questa volta ce lo ha fatto capire in un modo più intenso, in un film che oggi è quasi sparito dal discorso pubblico perché ci siamo abituati a supereroi più vitaminici, colorati e pop. Questo, invece, con la sua oscurità e la sua malinconia, ce lo teniamo nascosto come si fa con le cose più preziose. 


A settembre andrò, se tutto va bene, in vacanza, e finalmente mi lascerò alle spalle questa estate da dimenticare. Dalla seconda metà del mese, però, torno ovunque: qui, twitch, instagram, tiktok e anche con Nuovi Incubi. Che sia un nuovo inizio per tutto!
A voi auguro una felice fine estate, bella lenta e malinconica come piace a noi!

giovedì 27 ottobre 2016

I film che farei vedere per Halloween ai miei amici se solo me lo permettessero

18:09
Io esco con un gruppo ristretto di persone. Quando si è così pochi si smette di essere solo amici, queste persone sono la mia famiglia. I brutti ceffi in questione rispondono ai nomi di: Riccardo, il sempre citato amorone, Elena, la mia partner in crime e decennale migliore amica, Alessandro, il complice di una vita (vorrei davvero potervelo mostrare mentre veste i panni di Virginia Raffaele), Tobia, l'amico scemo, Alessio, l'amico silenzioso, Irene, la di lui sorella e nostra amica. Nessuno, a parte chi scrive, che guardi gli stessi film che piacciono a me, quindi scelgo di portarli con me in una carrellata di cose che si avvicinano all'orrore come lo intendo io a me, ma senza entrare con le mani nelle budella delle persone. Va beh che Alessandro è un farmacista, ma se sta male anche lui siamo fregati tutti.

Inizia la serata, magari abbiamo appena mangiato una pizza, ci immagino come al solito a casa di Alessandro che dispone di a) grande televisore b) camino c) divani di una comodità illegale. Voglio partire con qualcosa di noto, magari per canticchiare davanti alla tv. Ci vuole lui: The Nightmare Before Christmas. 


Sarà anche ufficialmente un film di Natale, ma nel mio regno fatato, la Redrumia, lo proiettiamo dal giorno di Halloween fino a Natale con cadenza settimanale. E, a dispetto del mio snobismo verso i doppiaggi, questo si guarda in italiano perché Renatone Zero lo si ama con passione ardente. Alessandro, mio fedelissimo compagno di indimenticabili duetti, sarà di fianco a me a sostenermi nel canto. Mani sul cuore a cantare con voce struggente di bambini nella neve che giocano così, nessuno è solo e poi non c'è mai tristezza qui.


Alla fine, ancora col fiatone per la cantata a squarciagola, ci vogliono ancora un po' di risate: Shaun of the dead. 


Io lo so che i cinefili seri quando tirano fuori le horror comedy partono con L'armata delle tenebre, e c'hanno ragione c'hanno, ma sapete che non è la mia preferita, perché da quando ho conosciuto Shaun, niente è più stato lo stesso. Ci sono anche i Queen, e io e le personcine in mia compagnia abbiamo una storica passione per i Queen. Ci sono prove audio a testimonianza di ciò, e il solo pensiero che queste prove diventino di pubblico dominio mi tiene sveglia la notte. Oltretutto, le risate che mi ha fatto fare sono state le più sincere. Genuinamente divertentissimo.
A Erre piacerebbe di sicuro, ma ho il dubbio l'abbia visto, e credo piacerebbe anche a Tobia, ma confido si sia addormentato a metà del primo film.

Non si può ridere per sempre, però. Cerchiamo di andare dalle parti di qualcosina di serio ma di non impegnativo: Crimson Peak.


Abbiamo avuto mostri, scheletri e zombie, ora tocca ai miei preferiti, i fantasmi.
Appurato che in un modo o in un altro Del Toro in questa carrellata ci sarebbe entrato a costo di infilarcelo dentro a spintoni, voglio farlo con i fantasmi, con Tom Hiddleston acciocché io e la Elena, sue discrete ammiratrici, abbiamo anche qualcosa d'altro da ammirare oltre all'indiscutibile bellezza del film. Scenari e colori incantevoli, splendide case vittoriane abbandonate, amori dolori, Crimson Peak ha tutto quello che serve per piacermi, punto e basta. E merita di essere visto anche da loro. Avrei messo il Fauno, eh, ma mi hanno promesso che lo vedremo insieme un giorno di questi. (The North Remembers).

Siccome lasciare fuori Sam mi spezzava il cuore, inseriamoci un Raimi: Drag me to hell.


Divertente e disgustoso, pagherei ORO per fotografare le loro facce in un paio di scene e soprattutto nel finale. La faccia che Erre ha fatto quando l'ha visto è stata impagabile. Piccole gioie del cinema.
Per l'esperimento 'Voglio vedere come reagiscono al finale' avrei scelto Musaranas, ma non voglio che smettano di rivolgermi la parola, un po' ci tengo. Lo so che ho detto che non voglio che entrino nelle budella delle persone, e infatti scelgo livelli di tensione minimi, ma è pur sempre Halloween.

Io mal tollero quasi tutti i cartoni animati, Alessandro li ama, perché noi opposti sempre. Per venirci incontro il modo è solo uno: Paranorman.



Eh, questo è amore. Voglio a Norman un bene dell'anima e voglio che gliene voglia (letto tre volte al contrario allo specchio e la voglia esce a voi, in faccia) tutto il mondo. Simpatico da morire.

E ora li immagino tutti sereni, perché ho scelto solo cose che non fanno paura, quasi tutte divertenti, leggerine, una cosa lieve. Però una cosinaina per lasciarli dormire un po' peggio non ce la vuoi mettere, in conclusione di serata? Non vuoi spaventarli neanche un po', sti cristiani? Neanche una cosina con i mostri di quelle che saltelli un bel po' sul divano?
E allora The Descent sia.



E sogni d'oro a tutti. 
<3

lunedì 22 agosto 2016

Di case, motoseghe e libri dei morti

16:47
Ero qui, appollaiata nel mio sconforto, senza la voglia di aprire Blogger perché non avevo niente da farci. Contemporaneamente, una serie di fortunati eventi porta me ed R ad avere molto tempo libero da spendere a non fare altro che guardare film, su film, su film.
Risultato: maratona Evil Dead, film e serie.
Risultato #2: post.

Che La casa sia uno dei film pilastro della mi vita ormai lo sapete. Tutto quel sangue mi aveva fatto venir voglia di aprire un blog che avesse quantomeno lo stesso colore. A volte lo vorrei più minimal o professionale, ma poi mi ricordo che quei 3 pirla là, quelli grazie ai quali ci siamo tutti ricordati che fare film può anche divertire un casino, avevano fatto colare del sangue sull'obiettivo della macchina da presa, sento di volerli continuare ad omaggiare così.


Non che in La casa ci sia alcunché di divertente, anzi. Ci sono morti, posseduti, violenza, sangue come se piovesse (e pioverà, nel remake di Alvarez). Però piano coi giudizi: ok che ci sono i demoni e la gente indemoniata, ma mica siamo Friedkin noi. Niente metafore, niente profondità di intenti, niente studi sull'anima e la religiosità e la vita degli adolescenti che entrano nella pubertà. Questi qua hanno solo voluto farci una paura incredibile e ciao, tante grazie. Ed è facile oggi, quando vediamo un film a scelta dalla saga di Saw e vediamo i tendini fatti al pc, dire che un film degli anni 80 non fa nè paura nè impressione, ché tanto siamo abituati meglio. Questi avevano meno di 30 anni, poco più di una quindicina di dollari e hanno creato una casa dalla quale trent'anni dopo ancora non vogliamo uscire, e paghiamo pure, per restarci, investendo in una nuova serie tv, dei vostri occhietti abituati agli effettacci francamente ci importa molto meno di un bel cazzo di niente.
Perché La casa, il primo, paura la fa. E diventa così popolare, così importante e così amato perché la passione trasuda insieme alle gocce di sangue. I tre pirla di cui sopra, dove con tre intendo Raimi Campbell e Tapert, pirla non lo erano per niente. Io me li immagino dei cazzoni incredibili, o forse è il mio cuore che li vorrebbe così, ma non erano stupidi per niente. Mi piace immaginarli seduti nell'altalena sotto il portico, con una cannetta, a cercare di capire come realizzare quella scena che hanno chiaramente in mente pur non avendo un centesimo, pieni di entusiasmo e poco altro, perché è solo quella voglia lì che ti fa alzare le chiappe per fare qualcosa.




La casa funziona, e quindi ci meritiamo un sequel. LORO si sono meritati il sequel, con più soldi e possibilità, ma con gli stessi cervelli cazzoni da soddisfare. Risultato: un film che sembra quasi un remake benestante. Sembra, dico bene. Perché per quanto la trama sia imbarazzantemente simile, qua succede una cosa diversa: si ride. Ma intendo che si ride davvero. I tre non si sono dimenticati certo che sognavano un horror, e quindi si danza di nuovo tra sangue e frattaglie, Qua ci si amputa la mano, non so se mi spiego. L'epicità è a livelli importanti, quando si passa davanti a La casa 2 ci si deve togliere il cappello in segno di rispetto.
Bruce smette di essere il tenero Ashley, fidanzatino devoto e amico leale, per trasformarsi in Ash, quello che è chiaramente il preferito di tutti.
La trasformazione è definitiva in L'armata delle tenebre, l'opera in cui la serietà e la volontà di terrore del primo sono ufficialmente mandate in vacca. Ora, per parlarci chiaro: non mi fa impazzire questo terzo episodio. Quell'aria da cult indimenticabile mi piace anche, ma ho riso meno di quanto avrei voluto. Certo, farmi paura è molto più facile che farmi ridere, e le commedie in generale non mi piacciono. Se voglio una horror comedy vado da Simon Pegg e passa la paura. Mi dispiace, non volevo sminuire il film importante e famoso, è solo che mi è piaciuto meno degli altri.

Questo faceva prevedere brutte cose verso la serie.
E invece, Djesoo, che roba incredibile. Già dal trailer subodoravo lo splendore, ma poi entrarci è stato un viaggio magnifico.
Primo episodio: il ritorno di Ash. Ce lo ricordavamo sbruffoncello, morto di patata e portatore sano di arroganza. Si conferma tale, al cubo. Se questo non fosse sufficiente a far riaffiorare in noi le farfalle nello stomaco, ecco che un nuovo elemento si aggiunge alla lista di cose che rendono Ash l'ideale compagno di birre: una brutale e straordinaria autoironia.
Nella serie Ash indossa la pancera, porta una dentiera, presumibilmente quei capelli sono pure tinti, sfrutta la disabilità per farsi donne banalmente nei locali, non prende sul serio nemmeno la morte. È una goduria per gli occhi. Ma non posso fermarmi qui, perché se il trio lescano non si è dato una regolata non vedo perché dovrei io.
Se il ritorno di Ash non vi fosse sufficiente, se Ash invecchiato - ma ugualmente cazzone - non bastasse a soddisfare la vostra impellente necessità di epicità, ecco che arrivano le novità tecnologiche: il fucile, quel boomstick che ha del mitologico, spunta volante dal pavimento della roulotte premendo un pulsante e la mano di legno viene sostituita da una robotica che sfrutta sempre adeguatamente la sua capacità di alzare il dito medio. La motosega non è stata certo dimenticata, solo che stavolta, almeno una volta per episodio, viene infilata sul moncherino al volo, possibilmente al rallenty.

È la fiera del TROPPO, ma è un troppo di quelli gustosissimi, di quelli con sangue che continua a scorrere a fiumi e la voglia di non smettere mai. Nemmeno quando Ash si rivela più umano del previsto, con i suoi nuovi bizzarri amici (per una volta non è solo!), nemmeno quando, in uno straripare di old feels, torniamo nella Casa, proprio lei (va beh, non lei lei, ma è lei, no?), con la sua altalena che sbatte e i boschi molesti.


Mi sono sempre immaginata seduta in un bar con loro tre, a sentirmi raccontare la stessa vecchia storia di come sia stato Sam a distruggere la caviglia di Bruce investendolo in bici, come una nipote che amorevole ascolta i nonni ripercorrere con nostalgia gli anni della gioventù.
La mia, di gioventù, è stata bella anche grazie a loro.

martedì 1 settembre 2015

Maripensiero: I miei film preferiti

11:17
Oggi è il primo di settembre.
Vi apparirà forse una banalità specificarlo, ma in casa mia (ma sono certa anche in casa vostra) significa FINALMENTE fine di qust'estate di sto cavolo. E io ne gioisco immensamente, il che per me è paradossale dal momento che amo il caldo torrido e il sole.
Concludo questa spaghettata di affaracci miei raccontandovi che la degna conclusione di questo periodone si è concretizzata con la morte del mio pc. E con morte intendo che lui ci prova ancora a tirare fiato ma che i medici hanno ormai diagnosticato la morte cerebrale. 
Non appena arriverà quello nuovo ritornerò a stalkarvi e a recuperare tutti i vostri vecchi post che mi sono persa con mia somma rottura di palle.

Riassumere in un solo post tutti i film che governano sul mio cuore mi sembrava un buon modo di ricominciare. Chi bazzica da queste parti da un po' riconoscerà i soliti titoli noti che tiro in ballo con frequenza regolare, ma mi piace l'idea di averli tutti qui insieme, per venire a farmene coccolare qualora avessi bisogno di terapia.
L'ordine è rigorosamente sparso, che ve lo dico a fare.

  • Shining (1980, Stanley Kubrick) 

Navighiamo nell'ovvio. Il film a cui ogni virgola di questo blog è dedicata, dal titolo in poi, l'Opera d'Arte Definitiva. Tante volte ho cercato di trovargli un difetto, mi ci sono anche impegnata, ma niente, Shining va oltre l'umano. Forse una scelta più di testa che di cuore, ma ogni volta che premo play e vedo quella magnifica sequenza iniziale rimango sbigottita di fronte a quello che un essere umano può fare.
Ogni volta che mi veniva chiesto quale fosse la mia passione io avevo difficoltà a rispondere, poi un giorno ho capito che io sono appassionata di talento.
Amo gli scrittori capaci, che sorprendono col loro modo di usare le parole irraggiungibile per noi semianalfabeti, amo gli illustratori e li invidio tantissimo perché io non so fare nemmeno la o con il bicchiere, amo i musicisti e gli autori che sono in grado di tirarmi fuori emozioni che nemmeno sapevo di avere, e soprattutto amo i registi che miscelano le parole, le immagini, le emozioni. Ecco, Kubrick sta SOPRA alla mia personale definizione di talento.
Lui è proprio un'altra cosa.
Il sangue che scorre dagli ascensori mi causa ancora oggi un'angoscia ineguagliabile.

  • La città incantata (2001, Hayao Miyazaki)

Non mi piacciono i cartoni animati.
Ecco, l'ho detto.
Ci sono alcune eccezioni che si sono fatte voler bene, ma in linea di massima li evito perché mi stufano tantissimo ma più probabilmente perché sono una bestia senza cuore.
Ma La città incantata mi ha preso il cuore e ha deciso di tenerselo. Appurato che lo Studio Ghibli è in generale di un livello talmente superiore da non potersi paragonare a nessuna delle case occidentali se non per umiliarle tremendamente tutte, questo film in particolare non è altro che Poesia.
Ogni disegno, ogni colore scelto, ogni parola pronunciata, ogni personaggio, TUTTO in questa pellicola è Poesia, noi possiamo solo leggerla, farcene conquistare, lasciargli lo spazio che merita, e farci rubare ogni emozione. Perché se le prenderà tutte senza eccezioni.
Ne ho parlato in modo più approfondito qui.

  • Harry Potter e il prigionero di Azkaban (2004, Alfonso Cuàron)

Vi ho fatto una testa così con Harry Potter in questo post.
Di tutti e 7 i libri, però, ce n'è uno in particolare che supera abbondantemente la qualità (indiscussa e indiscutibile) degli altri, ed è il terzo. Stesso dicasi per il film.
In questo libro (e quindi nel film) c'è la mia scena preferita della saga. Uno dei capitoli migliori di ogni libro che abbia mai letto.
Harry, Ron ed Hermione sono finiti nella Stamberga Strillante con il professor Lupin. E' il momento in cui scopriamo la verità su Sirius, su chi sia realmente, su cosa è davvero successo la notte in cui sono morti James e Lily, su chi li abbia traditi.
Un romanzo intero per giungere a quella magnifica scena, in cui Lupin (a mio modestissimo parere uno dei personaggi migliori di ogni tempo) sta combattendo tra quella che credeva essere la verità e il suo bisogno di smentirla, la voglia di credere che Sirius fosse innocente e la consapevolezza che in fondo lui questa innocenza l'aveva sempre creduta. Il tutto di fronte a tre ragazzini convinti di essere in pericolo di vita e che invece non si rendono conto di essere nel luogo più sicuro del mondo, in compagnia di alcune tra le pochissime persone che darebbero la loro, di vita, pur di salvarli.
Per me tutti gli psicologi del mondo potranno scrivere migliaia di saggi, ma il migliore trattato sull'amicizia mai letto signori l'ha scritto la Rowling in un libro per ragazzi.

  • Il cigno nero (2010, Darren Aronofsky) 

Ormai il mio livello di fangirlismo per Darren sta raggiungendo livelli imbarazzanti. Il cigno nero è il film che avrei voluto girare io, se mai mi fosse venuta la passione per la regia. Per quegli splendidi movimenti di macchina che mi lasciano senza fiato (ma ci balli, tu Darren, con ste macchine da presa? Non si spiega altrimenti.), per quella sequenza finale da brividi, per quella recitazione incantevole a cui non avrei dato due spicci, per il modo in cui si è preso l'animo umano e lo si è spolpato, sviscerato ed esaminato, così raffinatamente.
Per quella grandiosa scena di Natalie Portman che cammina da sola e incrocia un'altra donna che altri non è che sempre se stessa e che mi ha lasciato senza parole.
Quanto bene posso volere a questo film, mi ha lasciata incredibilmente senza parole.

  • Dirty dancing (1987, Emile Ardolino)

Quando entra in gioco l'infanzia c'è poco che si possa dire.
E' il film che mi ha tirata su e mi ha accompagnata per tanti di quegli anni che è come se si fosse fuso con gli avvenimenti della mia vita.
Ve ne parlo qui.

  • La casa (1982, Sam Raimi)

Non guardavo film horror da qualche anno, causa traumi subiti dalla visione in età decisamente poco consona de L'Esorcista. 
Poi un giorno sono andata in edicola a comprare una rivista di videogiochi per mio fratello, e in omaggio c'era questo dvd. La curiosità, e il germe della passione che stava ancora dentro di me e che non vedeva l'ora di rispuntare, hanno vinto sulla paura e da allora sono rifinita nel vortice di quel certo tipo di cinema da cui ancora non riesco ad uscire.
Quello che rende il lavoro di Raimi tanto speciale è che quando l'ho visto per la prima volta mi sono sentita nello stesso modo in cui con ogni probabilità si sono sentiti loro mentre lo giravano: in giro a cazzeggiare con degli amici deficienti.

  • Little Miss Sunshine (2006, Jonathan Dayton e Valerie Faris)

Perchè da quando ho visto questo film ho capito il vero motivo per cui mal sopporto le commedie (con le dovute eccezioni): perché non sono tutte così.
E' dolce di quella dolcezza che piace a me, mai totale e stucchevole, ma che riesce ad essere tale pur comprendendo al suo interno le dovute dosi di amarezza o nostalgia. E poi è un po' weird, con questi personaggi anomali e allo stesso tempo così reali.
E quel balletto finale, degno del Sundance, quanto potrà essere adorabile?

  • Kill Bill  (2003/2004, Quentin Tarantino)

Io LO SO che i cinefili seri e competenti quando pensano a Quentin dicono che i suoi film migliori sono altri.
Lo rispetto, eh, anche io amo praticamente ogni cosa esca dalle sue manine dorate, gli vogliamo tutti un bene dell'anima.
Ma Kill Bill è una BOMBA.
E' Uma Thurman STREPITOSA, è tonnellate di sangue, è i Santa Esmeralda, è il Pussy Wagon, è intrattenimento intelligente e citazionista, è cinema allo stato brado, è goduriosissimo.
Decisamente il mio preferito.

domenica 19 maggio 2013

La Casa, Fede Alvarez

09:50

Titolo originale: Evil dead

Anno: 2013

Durata: 91

Trailer:



Lo sentite l'Halleluia di Handel risuonare nell'aere?

Se non lo sentite, sentitelo.





Mi sento come il dottor Frankenstin che strilla che SI. PUò. FARE.

Ho convinto Erre (graziegrazieamoreseiunameravigliagrazietiamounsacco) a portarmi a vedere Evil Dead.

E sì, ci sono riuscita solo DOPO la fine della Festa del Cinema, quindi me lo sono anche pagata a prezzo intero.
Ma va benissimo, gli avrei anche dato 10 euro, mi bastava riuscire a entrare finalmente in quella caspita di sala a coprirmi gli occhi davanti alla quantità (che sono quasi certa sia illegale in almeno 4 paesi del Sud-Est asiatico) di sangue che sapevo mi avrebbe fatto compagnia per quell'ora e mezza.

Lo so che la trama la sapete tutti quanti perchè maledetti ci siete andati prima di me, ma eccola comunque.



Mia è una tossicodipendente che nel suo processo di disintossicazione trascorre un fine settimana con il fratello e alcuni amici. Giunti sul posto, guidati da uno strano odore, scendono nella cantina dell'abitazione, dove troveranno uno strano libro da cui uno degli amici legge un brano. Purtroppo, questo brano risveglierà qualcosa di non proprio ospitale. . .

Avevo letto le recensioni di vari 'colleghi' blogger, quindi sono entrata in sala sapendo esattamente a cosa sarei andata incontro: un film buono, per qualcuno molto buono, non all'altezza dell'originale ma era chiaro da principio che l'originale era materiale irraggiungibile, graziealpiffero.
Non ne sono uscita delusa, da questo punto di vista.
Le stesse sensazioni che avete avuto voi, le ho avuto anche io, ed ecco i motivi.



Mi è piaciuto il fatto che per tutta la durata si sia strizzato l'occhio al vecchio (in senso strettamente anagrafico, non offenderti piccino che per me sei giovanissimo) film senza però eccedere. Sembrava che Alvarez dicesse: 'Vedi? Ti cito, ti ricordo, ti amo, ma devo tagliare il cordone ombelicale e fare qualcosa di diverso!'
Apprezzato.
Insomma, io i remake non li tollero. Quindi se proprio me lo devi fare perchè se non lo fai rischi la prematura dipartita, almeno dimostrami che il film che stai 'rifacendo' ti piace molto. E la sensazione che ho avuto è che la passione si sentisse.

L'introduzione della questione droga è stata una mossa intelligente. Perchè non so se avete visto (ma sicuramente sì, devo smettere di sottovalutare il genere umano) 'Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino', ma le scene di astinenza si prestano che è un piacere a tutta la serie di fraintendimenti iniziali astinenza/possessione. Così come si presta a riflessioni più profonde del tipo 'la droga è come un demone che si impossessa di te e della tua vita' ecc ecc, che però io non faccio.

E gnente, siamo arrivati al punto in cui l'amico quello antipatico (ma mai quanto la squinzia bionda santo il cielo) legge le formule sul libro e risveglia il demone. Da qui partono tante di quelle scene splatter, ma tante, che non c'era un attimo di respiro, o chiudevi gli occhi tutto il film o te le sorbivi tutte quante. Scelta obbligata, la seconda.

Pare chiaro che sono quelle, ciò in cui si è investito. Ed è stato un buon investimento, perchè la loro porca figura la fanno e danno al film un tono assai più cattivo del film di Raimi (anche se le dita negli occhi a Scott restano imbattute).

E il finale, TUTTO QUEL SANGUE. Sam, in un'altra vita apri una fabbrica di sangue finto, o producitelo da solo adesso e caccialo in tutti i film che produci, così ci fai ancora più soldi. Nel caso, assumimi.

Un'altra cosa che ho notato è stato il fatto che molte recensioni che ho letto descrivono La casa come un film molto serio e serioso, ma io un paio di grasse risate me le sono fatte eh. Manca completamente quell'atmosfera quasi demenziale della prima trilogia (L'armata delle tenebre manco sfiorata, per dire) ed è cosa buona e giusta perchè sono prodotti diversi, ma. . . Eric è scivolato sulla lingua che Olivia si era appena tagliata! È disgustosamente ridicolissimo!

Non faccio altri esempi per evitare lo spoiler, ma insomma, ci siamo capiti.



Siamo arrivati al punto in cui dico cosa non mi è piaciuto.

Quando ho letto che tra gli sceneggiatori c'era Diablo Cody mi sono un po' cascate le braccia perchè da lei mi aspetto battute pungenti, sarcasmo, frasi brillanti, che qui non ho trovato. Anzi, per quanto mi riguarda credo che avrebbero anche potuto starsene zitti tutto il tempo.

E siamo tutti d'accordo che la questione della mamma pazza era tranquillamente evitabile vero?

Quello che mi dispiace è che alla fine il film non faceva paura. Faceva disgustare (se solo ripenso ad una delle scene finali sento tutte le cellule del mio polso che urlano disperate), faceva fare qualche sano saltello sulla sedia, ma non faceva Paura.


Ma se io un giorno dovessi mettermi a girare un remake (e non accadrà), che guardacaso sarebbe anche il mio primo film, e mi uscisse come è uscito ad Alvarez questo Evil Dead, io sarei MOLTO fiera di me.





(Amisci, offtopic. Mi potete spiegare il motivo per cui il mio pc è da almeno un mese che non mi fa aprire il blog di Mr Ford?)


domenica 20 gennaio 2013

30 giorni di buio, David Slade

13:55

Titolo originale: 30 days of night

Anno: 2007

Durata: 113 minuti.

Trailer:
 
 
 
Ieri sera sono andata a vedere Frankweenie. Ma non mi sento di pubblicarne una recensione oggi, perchè ci sono moltissimi blogger più bravi di me che stanno dicendo la loro in questi giorni. Io mi farò sentire più avanti, magari:) Quello che volevo dire è che Tim è tornato. Finalmente. Mi eri mancato, man. 
 
Oggi, quindi, mi dedico a 30 giorni di buio.

Due motivi per vedere il film: Sam Raimi & Robert Tabert, i siori produttori. Facciamo tre, che Josh Hartnett l'è 'n bel veder.

Barrow (Alaska), la città più a nord degli Stati Uniti. La popolazione si prepara ad affrontare l'ultimo giorno di luce, perchè dal giorno dopo il sole non sorgerà per un mese. Quale momento migliore per un esercito di vampiri per fare scorte per l'inverno?

Ebbene, oggi fanno la loro comparsa nella cameretta rossa i vampiri. Niente figure di un romanticismo maledetto, niente sberluccichii (percarità) ma solo spietate, affamate e macchiate macchine da guerra. Come si suppone dovrebbe essere uno che di natura ammazza la gente.
 
Ammetto di non avere una grande cultura su di loro, perchè devo riconoscere (mea culpa, deplorevolissima) che questo è il primo film horror che vedo con protagonisti i succhiasangue. Quindi, niente paragoni.

Parto ringraziando Italia 2 per aver inventato Bloody Sunday che mi dà la possibilità di recuperare quei filmetti per cui non vale la pena sprecare la mia connessione.

(Stasera, per dovere di cronaca, è il turno del primo capitolo della saga di Saw)

Carina la location, sul serio. Si sono risparmiati di inventarsi cagate allucinanti su come tenere i vampiri lontani dalla luce, il Circolo Polare Artico si presta bene. E poi il sangue spicca bene sul bianco della neve. Il fatto che ci fosse sempre buio, poi, dava un'altro aspetto interessante: non c'era mai una pausa. Non arrivava il giorno a salvarti, no, eri sempre in pericolo.

Il rischio quando si affrontano certi argomenti topici è di cascare nel ridicolo, nel già visto o nello squallido. Qua per fortuna non succede. I vampiri sono piuttosto sensati, non fanno troppo orrore, né sono belli, sono solo uomini dalla lontana discendenza cinese, con occhi neri e i denti da squalo. Niente canini lucidi, ma denti da squalo. Che ha senso, perchè se ti morde uno squalo non è che sei contento. Il risultato è lo stesso, solo che alla fine non ti vengono le pinne, ecco. E sono sempre sporchi di sangue, il che è altrettanto sensato. Gli attacchi erano esattamente come io li immaginavo: cattivi, veloci, e soprattutto numerosi. E i vampiri non se ne stavano lì a giocare col cibo come Scar, no no. Ti prendono e ti ammazzano, chiaramente, son lì per quello.

Rimangono pochi sopravvissuti, che fortunatamente non son tutti cretini. Hartnett è lo sceriffo (si può fare qualcosa per il termine 'sceriffo'? Perchè a me ricorda solo quelli col sigaro e il cappello. Hartnett è uno sbarbatello, non può essere uno sceriffo.), sposato ma in crisi con Stella (Melissa George), che ha un fratello di 15 anni, una nonna, e degli amici, dei compaesani, da salvare. I personaggi non sono molto approfonditi, ma in fondo non me lo aspettavo molto. Tutto quanto gira intorno alla royal couple (anche perchè gli altri muoiono come i 10 piccoli indiani).
 
Sul finale ho due opinioni. La Mari femmina dice: 'Oooh, che uomo! Il principe azzurro coraggioso, senzamacchiaesenzapaura, che romantico, uomini così non esistono più!'. La Mari appassionata di horror dice 'Che finale rammollito.'

Insomma, un film carino. Chiaramente non è un capolavoro, ma si fa guardare. Ha degli elementi interessanti (una fotografia bellissima, sembra quasi un bianco e nero in cui spicca solo il rosso sangue, vampiri ben resi e non banali, una colonna sonora su cui dovrò indagare perchè mi è piaciuta tantissimo. .), e hanno limitato al minimo sindacale le cavolate, cosa che apprezzo sempre particolarmente.

Denti sani, gengive protette.
 
 
 
(Vi rimando all'esilarante pagina di Nonciclopedia.)
(Ancora senza foto, mi sto a innervosì)




giovedì 1 novembre 2012

Quella casa nel bosco, Drew Goddard

14:27

Titolo originale: Cabin in the woods.

Anno: 2011

Durata: 95 min.
 
Trailer:
 
 
 
 

FINALMENTE!

Quando è uscito questo film pestavo i piedi come una bambina per poterlo andare a vedere al cinema, ma chiaramente poi non ci sono andata. Ho aspettato un sacco prima di riuscire ad averlo e oggi, finalmente, l'ho visto. Mai attesa fu meglio ricompensata.

Grazie, Erre. Del film, della pazienza e di tutto. <3

Passiamo alla trama. Ci sono 5 amici che partono per un weekend fuori porta. È un horror, vi lascio immaginare il resto.

Ecco, io più di questo non posso dire, perchè qualsiasi altra cosa diventerebbe spoiler.

Diciamo subito cosa ne penso: questo film è GENIALE. E basta. Potrei fermarmi qui, e già avrei detto la cosa più importante, ma ho TROPPE cose da commentare! Perdonatemi per il papiro che ne uscirà.

Già il modo in cui esce il titolo del film. (!!!!!!!!!!!)

I cinque ragazzi sono IL clichè. C'è la bionda oca Jules, che poi è bionda tinta, ulteriore aggravante. Il suo ragazzo è lo sportivo Curt, poteva essere altrimenti? Amico dello sportivo è l'intellettuale Holden, che se la fa con la verginella Dana. Ultimo ma non ultimo il buffone fattone Marty. Sì, come la zebra di Madagascar. Ma non è un caso, chiaramente. E comunque, il fatto di inserire questi ruoli così famosi e predefiniti è una strizzata d'occhio assolutamente ironica a tutti gli slasher poco originali. Per le ragazze, io vi avviso che Curt è Chris Hemsworth. Per gli amici Thor. Bon, già un buon motivo per vedere il film. 'Na bellezza che manco ve lo dico.





I 5 dell'Avemaria partono e arrivano in questa casa nel bosco che, 'rcocane, è UGUALE SPUTATA la casa de 'La casa'. Oh, io sarò fissata, fin per carità, ma è lei. Da questo momento, tra l'altro, iniziano una serie di riferimenti palesissimissimi al film di Raimi. Si apre la botola della cantina di colpo, loro scendono, trovano un libro, leggono le parole in latino (là era sumero, va beh.), si inquadrano i piedi mentre scendono le scale..bene, già ti adoro, mi hai comprata.

Da questo momento in poi iniziano le stranezze, inizia l'azione.
 
 
'Cause this is thriller..thriller night!
 
 

Tornando seri e smettendo di ballare, devo dire che, oltre alla caratterizzazione dei personaggi, il film è pieno dei classici luoghi comuni da film horror: dalla scelta dei personaggi, appunto, all'introduzione della vicenda, all'odiatissimo 'Dividiamoci!'.
 
 
 
 

Qui però, tutto quanto ha un senso. Anche la scelta apparentemente superficiale e non ponderata è in realtà ben studiata e risolta alla fine del film. Niente è in sospeso. E tutto è terribilmente metacinematografico. Ci sono le due distinzioni nette, in cui una parte interpreta il regista, con la sua troupe, e tutto il settore. Dall'altra, gli attori, gli interpreti inconsapevoli di una parte già scritta, che credono di essere liberi di scegliere ma non lo sono. Credono di essere in grado di gestire la situazione e di prendere delle decisioni sulla base di riflessioni personali, e invece è tutto manipolato, tutto controllato da qualcuno di cui tu ignori addirittura l'esistenza. E questo secondo me è SPAVENTOSO. Non essere padroni di sé è una cosa terrorizzante.

Sono frustrata, vorrei dire un sacco di cose e non posso!

Sto saltellando sulla sedia dall'entusiasmo, inizio una frase e poi la cancello perchè realizzo che è un punto fondamentale della trama e non posso dirlo, e poi mi viene in mente quella scena, e quell'altra e ancora non le posso dire e fffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffff.

Credo di poter dire di aver visto molti film, molti dei quali belli, alcuni bellissimi.

Questo è geniale.

Ogni scelta, ogni dialogo, ogni scena, è meglio della precedente, alcune idee ti lasciano a bocca spalancata di fronte allo schermo, in un crescendo di azione davvero teso, fino all'esplosione di violenza finale, e un finale epico.

Ma come può una persona fare una recensione decente senza poter dire niente?

Dico solo che da questo momento ogni regista di genere dovrebbe guardare questo film e prendere appunti, segnarsi quali sono i clichè che qui vengono così palesemente presi in giro per non rifarli.

O anche solo prendere appunti su come è un bel film.

Non voglio fare una recensione delle solite, in cui dico cosa mi è piaciuto e cosa no. Anche perchè m'è piaciuto tutto quanto.

Voglio solo chiedere a tutti quanti come mai non ho ancora trovato un film horror in cui ci sia un benzinaio normale.




domenica 23 settembre 2012

Drag me to hell, Sam Raimi

14:05

Titolo originale: Drag me to hell.

Anno: 2009

Durata: 99 min.

Ritorno in grande stile per la coppia Raimi-Tapert all'horror. A 27 anni dall'uscita de 'La casa', i due si cimentano in un nuovo film, che già grazie alla loro presenza profuma di successo.

Questa volta, la vicenda gira intorno a Christine (Alison Lohman), impiegata presso un ufficio prestiti. Per impressionare il suo capo, con lo scopo di ottenere una promozione, Christine rifiuta l'ennesima proroga ad un'anziana signora che per vendicarsi le lancia una maledizione.

E, anche questa volta, i due addetti ai lavori, hanno fatto centro.




Per cominciare, l'estetica: come spesso accade, c'è un forte contrasto anche visivo tra il buono e il cattivo, e questa volta è un Signor contrasto. Christine è bionda, con vestitini e fiori e gonnelline eleganti, mentre l'anziana signora, Sylvia Ganush (Lorna Raver), è assolutamente disgustosa, con le unghie gialle, un po' sbavacchiosa, con una dentiera instabile, gli occhi alla Marilyn Manson..una brutta storia.

Brutta storia, ma perfetta!

Queste due parti contrastanti si scontrano per tutto il film, ma c'è un momento di cui non posso non parlare. Dopo il rifiuto per la proroga, Christine va alla sua macchina per tornare a casa, e ovviamente trova lì la signora Ganush. Ne nasce un vero e proprio combattimento come non ho mai visti prima, in auto, una vera e propria lotta selvaggia che mi ha fatto letteralmente piangere dalle risate. Volano punti di pinzatrice, calci, mattonate contro i vetri, capelli strappati, le solite disgustose sbavacciate che saranno una costante nel film..esilarante! Dettaglio che ha reso ancora migliore la scena se possibile: c'è un primissimo piano della signora Ganush che sta per rompere con una pietra il finestrino e..ha un punto della pinzatrice infilzato in fronte! Ma LOL!
 
 

Ho apprezzato tantissimo anche la figura del medium, anzi entrambi i medium (quindi lE figurE dei medium, l'italiano Mari). Di solito questi personaggi entrano perfettamente nel clichè della donna strana, un po' strega, che sembra schizzata. Stavolta il medium è un omino discretamente normale, niente capelli sporchi e lunghi, niente unghione lunghe e nere, niente voce falsata dagli spiriti (tranne in un momento, ma ci può stare.). Solo un uomo. (Che, per dovere di cronaca, si chiama Rham Jas, ed è interpretato da Dileep Rao.)
 




La cosa però che mi è piaciuta più di tutte nel film è l'uso della suspance. Si sente, è quasi possibile toccarla con mano, ma senza esagerazioni che diventano noiose. Poi ogni tanto tutto questa tensione si esaurisce in qualcosa che ti fa spanciare dal ridere, il che mi piace ancora di più.

Naturalmente non parliamo di paura vera e propria per questo film (anche se ho fatto dei salti sul divano che Andrew Howe rosica) ma alla fine chissenefrega! È divertente, coinvolgente, entusiasmante. C'è un collega di Christine pessimo, la classica persona ambiziosa senza cuore, e mentre si guarda il film si è talmente coinvolti che si passa buona parte del tempo a lanciargli insulti irripetibili. Tanto per dire il livello di coinvolgimento.

I dialoghi sono opera di due dei fratelli Raimi, lo stesso Sam e Ivan, e personalmente il loro lavoro mi è piaciuto, niente da dire.

Avrei innumerevoli esempi da fare per dimostrare quanto questo film sia disgustosamente divertente, ma non posso farli senza spoilerare tutto, quindi c'è da guardarlo per forza!

Dico solo una cosa: per tutta la durata il pensiero fisso è 'Ma bbbleah!' però mentre lo pensi stai già ridendo convulsamente.

Quindi, io chiedo cortesemente di guardarlo, così potrete aderire con me al comitato proteggiamo le capre dal maltrattamento sui set cinematografici. Chi l'ha già visto sa di che capra parlo.

mercoledì 12 settembre 2012

La Casa, Sam Raimi.

13:52

Titolo originale: The evil dead

Anno: 1982 (ma le riprese iniziano nel 1979)

Durata. 82 minuti

Il film si apre con il più classico dei clichè da film horror: 5 ragazzi che partono per un weekend fuori porta. La prima impressione non è quindi delle più felici, ci si aspetta uno slasher di bassa qualità. Ma questo film è qualcosa di ben diverso.
 

 
 
Di fatto la trama è piuttosto semplice: due dei ragazzi scendono nella cantina della casa, dove trovano un libro, il Necronomicon (Libro dei morti) e un registratore con un nastro. Ascoltando la registrazione scoprono che in quella casa viveva un archeologo esperto di cabala sumerica, che nel nastro recita a voce alta una delle formule scritte sul Libro dei morti e così facendo riporta in vita degli spiriti demoniaci che inizieranno a 'infastidire' i ragazzi.

Di fianco a una trama così lineare, però, troviamo un susseguirsi di idee geniali, accompagnate da attori quasi sempre credibili, scene d'azione surreali ma divertentissime, sangue a fiumi e anche una bella componente emotiva.

Entriamo nello specifico?

Prima chicca: il poster de 'Le colline hanno gli occhi' di Wes Craven appeso in cantina. Raimi stesso dirà, nei commenti al film, che quel poster potrebbe essere visto come un messaggio direttamente per Craven, qualcosa del tipo: 'Credevi di aver fatto un bel film di paura? Guarda che paura posso fare io...'. Superbo.

 
 

Altro punto a favore del film è il fatto che sia quasi del tutto privo di perdite di tempo. I ragazzi trovano il libro a 10 minuti dall'inizio del film, quindi l'orrore inizia subito. Dura poco, ma è intenso.

Perchè parlavo di componente emotiva? Posso rispondere senza fare spoiler. Nel film gli spiriti (o le forze del male, che dir si voglia) non si vedono mai, ma prendono possesso dei ragazzi stessi. Entra in gioco una dinamica interessantissima, perchè chi resta 'sano' deve combattere e uccidere i propri amici, andare contro al proprio affetto per salvarsi. È straziante, a pensarci nella realtà, ma nel film è un valore aggiunto non indifferente, e a me peraltro ha anche fatto ridere un sacco.

Non hanno lesinato in scene d'azione, il film ne è pieno e sono tutte fuori dal comune. Persone pugnalate ai piedi con una matita, dita negli occhi..gli effetti speciali saranno anche vintage, ma quanto è divertente! Il sangue è onnipresente, a secchiate, ma non è mai fuori posto, è ironico.

Una particolare menzione va a Tom Sullivan, che si è occupato, oltre che degli effetti speciali, anche del trucco, che è a mio parere fantastico. Non so come una persona sola possa occuparsi di tutto, quindi davvero i miei complimenti.




 Va sottolineato che l'intera produzione del film è low budget, la troupe era formata da 4 persone e gli attori sono 5. Dove non arrivavano da soli, chiedevano la collaborazione di fratelli e sorelle, diverse scene sono state girate a casa del regista e numerosi oggetti di scena appartenevano alla troupe. Questo dà un tono familiare al film, quasi intimo, che mi piace moltissimo. In questo caso vale la regola del 'minima spesa massima resa', poco ma sicuro.

Devo trovare un lato negativo del film? Bruce Campbell, alias Ashley. All'inizio del film ancora ancora era guardabile, ma è stato un declino inesorabile. Assolutamente poco credibile, le sue reazioni agli avvenimenti della casa erano surreali. Credo abbia versato una sola lacrima per tutto il film (peraltro creata grazie alle cipolle, giuro.). Personalmente avrei vomitato tutto il tempo, come minimo, e pianto come se non ci fosse un domani.

Quindi, la mia opinione è che questo film sia atipico, divertente al limite del comico, un cult.. Da vedere.

Anche se..perchè cavolo i ragazzi sono scesi in cantina?

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