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giovedì 23 giugno 2016

Il demone sotto la pelle

22:11
Ah, i condomini. . .
Il fatto che casa mia sia in uno di loro non mi impedisce di volere molto bene ai film brutti e cattivi sugli agglomerati di appartamenti, e vi posso garantire che la voglia di strangolare la mia dirimpettaia non ha niente a che vedere con questo.
Data la mia età e la mia predilezione per un certo tipo di cinema, non vi sarà difficile intuire che il responsabile di tale apprezzamento sia da ricercarsi in quella piccola perla di sangue che risponde al nome di Rec.

Il demone sotto la pelle potrebbe essere il trisavolo del film spagnolo.
Anche qui siamo in un condominio, unica ambientazione per tutta la durata, e anche qui siamo in pieno periodo di contagio. Se il virus responsabile del fattaccio in Rec, però, trasformava le sue vittime in qualcosa di molto simile a degli zombie, con il cannibalismo e tutto il resto, qui siamo di fronte a qualcosa di diverso. Ogni volta che il parassita (perché di affascinanti lumacotti stiamo parlando) entra in un corpo, quest ultimo si libera di ogni limite, abbandona il pudore per concedersi esclusivamente al piacere.
E se state pensando che io stia parlando di sesso avete ragione. Di cos'altro?


Non è poi che tutto questo morboso pensare e parlare di sesso sia trasmesso a noi innocenti e ingenui spettatori con delicatezza o raffinate allegorie, tutt'altro. Cronenberg (e a chi altro avremmo potuto attribuire siffatta eleganza) non si fa alcun problema a infilare parassiti in orifizi femminili o a farli uscire da bocche dormienti, crea orge acquatiche e stupri per poi sedersi a sghignazzare per le nostre faccette scandalizzate.
Perché gli abitanti dell'Arca di Noè (il nome della zona residenziale), quelle stesse persone che il vecchio Davidone percula siamo noi, con le nostre manine portate delicatamente alla bocca per coprire il nostro sgomento.
Noi siamo quelli che il sesso lo fanno ma non ne parlano, ché non sta bene.
Siamo quelli che trattano da cani la moglie (provocando in chi guarda un insostenibile prurito alle mani) per poi andare a farsi la vicina di casa 19enne, suscitando poi le ire del karma che per punirti inizierà a far uscire, dal corpo dell'indaffarata vicina, i sopracitati lumacotti parassiti.
Siamo quelle che accolgono in casa un'altra delle vicine facendoci credere amiche solo perché ne siamo attratte.
Lo eravamo 40 anni fa, ma forse oggi lo siamo in modo ancora peggiore. Oggi siamo più spudorati, vantiamo una sessualità più libera ma non è così. Condizionati lo siamo ancora, in un modo diverso, forse, ma le catene alle mani le sentiamo ancora. Se dico questo sono così, se dico l'opposto sono colà. Se parli sei cagna, se non parli sei frigida. Ci sono listini prezzo ben precisi su quello che una persona deve o non deve fare per essere accettata, con anche specificate le età in cui è meglio fare ogni singolo punto della lista. Non ce ne libereremo mai, siamo animali sociali, e l'Arca di Noè ci serve per sopravvivere.
E anche se crediamo di essere esseri eroici e senza peccato, come il biondissimo e privo di sopracciglia medico della struttura, possiamo metterci il cuore in pace: se non andiamo noi dal peccato sarà il peccato a venire da noi.


Forse, e dico con forza FORSE perché qua risposte sul senso della vita non ne abbiamo, iniziare a riconoscerci per quello che siamo, prendere atto di quelle parti di noi di cui ancora ci vergogniamo può essere un modo per tenere lontano questo peccato.
Che poi, peccato.
Questo è solo senso di colpa.

giovedì 14 maggio 2015

Videodrome

15:46
(1983, David Cronenberg)

Film post - Liebster, vol 3.
A spingere questo blogghettino nelle braccia di Cronenberg non poteva essere altri che Giacomo, il recensore ribelle.
In effetti, non so perchè ci ho messo così tanto, a parlare di quel gentile vecchietto.
(Cronenberg, non Giacomo)
(Anche se vista la somiglianza di quest'ultimo a Pattinson, il legame è lecito)
(scherzo, scherzo)

Max Renn lavora per un canale televisivo specializzato nella trasmissione di programmi a sfondo pornografico. Per il suo pubblico, però, certi film non sono più sufficienti, e andando alla ricerca di materiale più estremo da proporre trova Videodrome, un programma snuff le cui riprese sono scene di violenza reali e non recitate. Peccato che non si limiti a mostrare scene tremende, ma impianti tumori e allucinazioni nel cervello di chi lo guarda.

Siete carini quando mi consigliate film così FACILI da recensire, davvero.



L'avete mai googlato, voi, Videodrome? 
Tra i primi suggerimenti c'è 'Videodrome spiegazione'.
Questo ci dice due cose: la prima è che guardando questo film superficialmente non ci si capisca na mazza. Comprensibile.
La seconda, però, è più pessimista: ci dice che ancora oggi non siamo in grado di prendere una pellicola per quello che è, di farci trascinare, di farci un viaggio allucinatorio infinito e duro, di farci prendere per mano dal regista e di farci condurre dove vuole lui.

E lui, Davidone, ci vuole portare in un mondo tremendo, in cui realtà e allucinazione sono fuse in un nodo senza soluzione, in cui quello che vediamo è vero o forse no.
E ci trasporta con un carisma incredibile, con una pellicola che è in grado di regalare a noi spettatori le medesime sensazioni che il protagonista prova nei confronti di quello che gli sta accadendo.
Curiosità iniziale, intrigo, per poi finire con shock, disgusto e terrore.
Renn trova queste sensazioni nella ricerca di Videodrome  prima e nel tentativo di liberarsene dopo, noi le proviamo fotogramma dopo fotogramma, in una continua discesa verso la confusione, in cui tutto ciò che crediamo reale è messo in dubbio.


Come si può cercare una 'spiegazione' per questo?
Come si può volutamente ricercare qualcosa che rovini l'incredibile clima che Cronenberg ha messo in piedi?
E' talmente credibile quello che stiamo guardando (tante care cose a Baker e ai suoi effetti speciali), talmente ricercato nel suo essere così apparentemente caotico che cercare di dare un ordine a qualcosa che un ordine non ha suona quasi come blasfemia.

Dove inizia e dove finisce la realtà? Dove inizia e finisce la nostra libertà? Fino a che punto i nostri pensieri e i nostri gesti sono guidati dai media? Fino a che punto abbiamo concesso alla tv di prendere posto nelle nostre menti? O a Internet, oggi?
Io non lo so, e credo anche di non volerlo sapere.
Voi, nel dubbio, continuate a chiederlo a Google.

   Morte a Videodrome! Gloria e vita alla Nuova Carne!

giovedì 26 marzo 2015

Almanacchorror - Marzo 2015

23:04
Mi rendo conto che avrebbe avuto molto più senso dare inizio a questa nuova rubrica nel mese di gennaio, ma perché fare le cose logiche quando ci sono quelle disordinate?

Questo nuovo spazietto, che ci sarà gli ultimi giorni di ogni mese, lo riempiremo con qualsiasi evento ci vada, pertinente o meno. E dico CI vada, perché spero che nei commenti possiate e vogliate aggiungere ogni evento o ricorrenza che più vi aggrada.

Partiamo!

6 marzo 1947: nasce Rob Reiner e se questo non fosse avvenuto oggi non avremmo Stand by me, Misery non deve morire, La storia infinita e nemmeno Harry ti presento Sally. 

7 marzo 1975: Dario Argento sforna una pagnotta calda e croccante. Esce Profondo Rosso. Il primo Argento che ho visto, quella canzoncina mi ha torturata per giorni. Quest anno fa 40 anni, se la matematica non mi tradisce, e per l'occasione il Museo Nazionale del Cinema di Torino (di cui vi ho parlato qui) ha organizzato il ProfondoRossoDay, giornata dedicata al film con esposizioni fighissime, edizione rimasterizzata al cinema e ospiti a sorpresa. Evento a cui non sono chiaramente andata perché vivo nel sedere della civiltà.

11 marzo 2005: al Brussels International Festival of Fantasy Films viene proiettato per la prima volta un gioiellino di film che tanto da queste parti amiamo col corazon. Trattasi di The Descent, perla diretta da Neil Marshall. Ha compiuto 10 anni, e per l'occasione tale Chris Weston ha creato un poster commemorativo, questo:





13 marzo 1996: muore Lucio Fulci. E' ancora decisamente lontano il giorno in cui mi prendero' la self confidence necessaria per mettermi a parlare di un suo film. Ma sono talmente radicati nel cuore di chi scrive che, silenziosamente, lui se ne sta li', nome tutelare di questo piccolo e pretenzioso mio spazio nel mondo.
 
15 marzo 1937: muore Howard Philip Lovecraft, gravemente malato di tumore. Non staro' certo qui a narrarvi l'importanza di tale signore all'interno della narrativa di genere, se siete qui significa che lo conoscete e con ogni probabilità lo avete letto. E' la persona che ha inculcato nella mia mente, e sono certa anche nella vostra, il concetto di paura ancestrale, a cui non c'è rimedio, che ti penetra nelle ossa e ti vincola a se', parola dopo parola, virgola dopo virgola. Una costante presenza nelle mie letture, ogni occasione e' buona per concedersi 5 minuti di tempo per leggere un racconto di Lovecraft. Ti rimette in pari con l'universo.

15 marzo 1943: vede la luce un piccolo esserino, battezzato David. Pare si trattasse di David Cronenberg. Se pensate che la coincidenza di date lo renda la reincarnazione del signore sopracitato, sappiate che lo penso anche io. Uniamoci in questo nostro credo pagano e sacrilego. Insieme a La Cosa, La Mosca e' uno di quei film di cui tanto ho sentito parlare nell'infanzia da mio padre. Oggi, qualcosa come una trentina di anni dopo, il motivo per cui tanto lo amasse e' ancora li', cristallino come fosse stato girato ieri.

17 marzo 1951: mi rendo conto che iniziano a infastidire tutti sti compleanni, c'avete ragione. Ma, insomma, Kurt Russell non penso sia lasciabile fuori, no?

21 marzo 1958: il mondo incontra per la prima volta quella meraviglia di Gary Oldman. Capirete che i motivi per amarlo sono diversi, ma quel Dracula ce lo ricordiamo tutti, vero?

22 marzo: Fu allora che la nostra imbarcazione si precipito' nella morsa della cateratta dove si era spalancato un abisso. (Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym)

23 marzo: compleanno di Michael Haneke, uomo della cui sopravvivenza mi stupisco quotidianamente considerata l'infinita sequela di accidenti che la sottoscritta gli tira con cadenza settimanale da quando ha visto Funny Games.
(P.S. Mike, ottima mossa quel Michael Pitt nel remake, ottima ottima mossa)

27 marzo 1963: non e' strettissimamente collegato al mondo horror, ma che fai, vuoi non fare gli auguri a Quentin Tarantino?


Ebbene, direi che come inizio non c'e' male.
Aspetto di leggere le vostre ricorrenze!

martedì 23 settembre 2014

Antiviral

12:20
(2012, Brandon Cronenberg)



'Brandon Cronenberg, piacere!'
'Ahhhh, sei il figlio del grande David, eh?'
'MI AVETE ROTTO I CO...!'

Così mi immagino il povero Brandon, soprattutto dopo che Papino si è messo a fare i film con Pattinson.
Perché non è giusto che le colpe dei padri ricadano sui figli, ma nemmeno le glorie.
E allora Brandon si è detto: Ah sì? Mio papà è stato la storia?
Va bene, io sarò l'innovazione.
E infatti.


In un mondo in cui la gente mangia bistecche prodotte dalle cellule muscolari delle celebrità e si fa impiantare parti di pelle delle stesse, Syd March lavora per la Lucas Clinic, raffinata clinica che ti inietta i virus contratti dalle tue star preferite.
Hanna Geist è una di quelle che vanno più forte, fino a che muore, e il virus che l'ha uccisa casualmente sta anche nelle vene di Syd.
E quanto è ricercato, sto virus!

Brandon (e lo so che anche nelle vostre menti è partita la sigla di Beverly Hills) è al suo primo lavoro, o almeno al suo primo lungometraggio, e io già gli voglio bene.
Approfitto dell'occasione per ringraziare tutte le divinità che creano figli di celebrità anche sani di mente e non tutti Jaden Smith.

Detto ciò, parliamo del film.
Iniziamo con un furbo e professionale Syd, che alterna il lavoro ufficiale alla clinica con quello 'nero' in cui rivende gli stessi virus al mercato illegale. Perché se alla Lucas troviamo dei disperati fan benestanti, nel negozietto di periferia troviamo la stessa disperazione, lo stesso fanatismo, ma privo dei fondi.
E i soldi sono una delle ruote principali che muovono ogni singola scena del film.
La clinica vende a prezzi proibitivi dei malanni, ma a sua volta li acquista dalle celebrità stesse. E qui potremmo aprire una parentesi su chi sta davvero male nel cervello, se le persone che acquistano o i vip che vendono.
Syd non è soddisfatto dello stupendio - che immagino essere abbondante - della Lucas, vuole altri guadagni dal mercato nero.
Il dio denaro viene prima di ogni altra cosa, e questo non ha NIENTE di distopico.
E' già così.
Col tempo, però, tutto quel bianco svanisce, ci inoltriamo in un mondo che è cupo non solo nei colori. Sparisce la finzione del candore delle stanze della clinica, entriamo in uno scuro e malato mondo sotterraneo, a mano a mano che la malattia di Syd avanza e le sue condizioni peggiorano. Il lieto mondo della Lucas si alterna al mercato nero, ai ricatti, ai pugni, ai rapimenti. Si ritorna al bianco latte nell'ultima scena, quando però niente è più lo stesso, nè Syd, nè l'immagine che noi abbiamo di lui.


Eppure Cronenberg sembra non dare giudizio alcuno, ci mostra i comportamenti senza prendere posizione, senza dirci la sua, freddo come le stanze della clinica.
Non ci mostra nemmeno la vera faccia di questo Syd, così magistralmente interpretato da tale Caleb Landry Jones (che vi rendo noto essere nato nel MILLENOVECENTOOTTANTANOVE, c'ha un anno solo più di me), che è un volto perfetto e poi ha le lentiggini, e noi qui le lentiggini le amiamo, ma solo sugli altri.
Ci sembra così al di sopra degli altri, lui, così distaccato, così falso nel ripetere le stesse frasi ad ogni cliente ('E' praticamente perfetta, non è vero?') pur di vendere, così scaltro nel gestire la doppia attività, e poi, invece, si rivela esattamente come gli altri.

L'umanità è completamente annullata, le celebrità non sono più persone, non ce ne frega niente del loro essere individui. Sono il nostro sogno, e tale restano, chissenefrega se magari sono stati male (perché se vendono un virus non sono stati bene, ecco), chissenefrega addirittura se sono morti o no. Vogliamo vedere di più, sapere di più. Come stava in quel momento, rinchiudete in uomo con la stessa malattia in una stanza e fatecelo vedere. Vogliamo sapere tutto. Sanguinava? Cosa sentiva? E tutto ciò non deriva da preoccupazione umana nei confronti di un altro essere umano, ma dalla malata, perversa curiosità, che appare quasi, in fondo, come un gongolare.
Sì, sei famosa, sei ricca, ma lo vedi che stai male pure te?
E io voglio vedere COME, QUANTO, sei stata male.
Ma lo nascondo dietro il fatto che sono un tuo grandissimo fan.
Le celebrità sono 'allucinazioni collettive'.


Che poi è quasi il tono del film, come se fosse un viaggio onirico dentro la testa di Syd, ma anche di tutti quelli che trasformano in economia ogni cosa, la Lucas ma anche la casa concorrente.
Una specie di grande fratello al quadrato, in cui noi osserviamo le vite altrui e vogliamo esserne parte in ogni cosa, perfino iniettandoci le loro stesse malattie, ma in cui LORO STESSI si sono cacciati, scegliendo di vendere il proprio sangue malato.
Esattamente come i concorrenti di un reality che scelgono volontariamente di presentarsi ai provini.

Un bellissimo film, davvero.
E quando penso che senza esperienza Cronenberg jr ha fatto questo, al solo pensiero di quello che potrebbe fare con un po' di esperienza in più il mio cuore balla la salsa.

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