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mercoledì 7 settembre 2016

Lights Out

15:40
Io e la mia paura del buio vi diamo il benvenuto in questo nuovo post, in cui di buio si parla.
Prediligo che la mia fase di dormiveglia la sera sia accompagnata dalla luce della mia abat-jour, e tutta l'ostentata sicurezza che fingo alla luce del sole (ma non me la cavo male nemmeno sotto quelle artificiali) si sbriciola inesorabilmente quando l'oscurità prende il sopravvento.

Rebecca è una giovane donna, comunissima. La sua quotidianità viene interrotta da una telefonata che arriva dalla scuola del fratellino: il piccolo si addormenta continuamente in classe, c'è forse qualche problema a casa?
Oh, eccome.


Tra le altre cose il problema è che il film mi ha fatto pena e compassione e che sbatto istericamente i piedi per terra dalla rabbia.
Ve l'ho già detto che ho paura del buio? Benissimo. Con questa premessa il film, che parla di una cosa che attacca solo al buio, poteva farmi una paura maledetta, cose da farmi cucire sottopelle la abat-jour per non farmi mai restare senza.
Ma il mondo in cui escono tanti film belli al cinema non è forse un mondo utopico? Il karma non ci aveva già benedetti con It follows, The Babadook E ANCHE The VVitch al cinema nel giro di poche settimane? Con quale miserabile presunzione, noi, già premiati da una simile inconsueta generosità ci siamo permessi di chiedere che l'ennesimo filmetto estivo fosse non dico splendido ma almeno decente?
Eppure non mi sembrava fossimo viziati, tutt'altro.

Il problema di Lights Out è questo: non fa paura.
E quel lieve vociferare di protesta che sento crescere in questo momento lo placo subito dicendovi che pare quasi non ci provi neanche. Come se il solo fatto di parlare (in qualche modo indiretto) del buio rendesse l'accensione del fattore spavento così automatica da non dovercisi impegnare neanche un po'. Una noia sconvolgente. Ogni tanto avrei chiesto un jumpscare in più, pur non essendone fan, sperando in un risveglio dal torpore.
Quella Diana, lì, aveva buone chances di spaventarmi. Il suo aspetto mi ha ricordato quella Madre di Muschietti che se ci ripenso mi sale la voglia di rifugiarmi in una chiesa dalla paura che mi faceva, solo che questa funziona molto meno, forse perché il suo ruolo è molto meno simbolico e pieno di fascino. Se quella là era una creatura materna, sconvolgente nel suo morboso attaccamento alle bambine e terrificante per movenze e aspetto, questa qua boh, avrebbe potuto essere qualsiasi cosa ma io avrei continuato a guardarla con un insofferente broncio, perché non stavo provando proprio niente. Peraltro, la scrittura del film sfiora insistentemente il ridicolo: Diana non può stare alla luce per problema dermatologico, perfetto, ci sta. Ma il collegamento tra pelle malata e poteri paranormali sta forse in qualche manuale di patologia poco noto ai più? Non voglio lo spiegone, voglio un minimo di senso, di coerenza, di completezza.


Quello che è più frustrante è che il cortometraggio mi aveva fatto una paura maledetta, con quell'interruttore premuto in continuazione. E quel finale.....


sabato 11 aprile 2015

Il fenomeno Amityville: parte III

15:03
Miseria che pagliaccia.
Settordici rubriche iniziate sul mio spazio preferito del webbe e manco UNA DICO UNA conclusa.
Ottimo lavoro.
Siccome però non voglio che la redroom prenda polvere e ragnatele più di quante già non ne abbia per sua stessa natura di posticino cupo e gotico (ssssse), riprendiamo in mano qualcosa qua e ricominciamo a parlare di Amityville.
Se pensavate che il mio essere intrigata dalla vicenda sia esaurito solo perché ho messo in pausa l'argomento, beh, vi sbagliavate.

Ci siamo lasciati parlando di Amityville Possession, secondo film uscito, che come gadget di fine visione ci aveva lasciato la cagarella. Dopo di lui sono arrivati altri 6 (SEI, SEI!) film, di cui la maggior parte destinati alla tv.
Per questo ho deciso di trasformarmi in una specie di Marty McFly e volare dritta dritta al 2005, quando tale Andrew Douglas ha detto:
'Oh ma nessuno si caga Ocean Avenue da un po', che dite, ci torniamo?'

Ci sono tornati.

The Amityville Horror - 2005 - Andrew Douglas

Ormai ne abbiamo parlato tempo fa: ad inizio anni 2000 era tutto un riportare in sala film anni 70-80 come se fosse l'unica cosa possibile. Ovviamente il 112 di Ocean Avenue non poteva essere immune da tale invasione, per cui siam qui.


Stavolta George Lutz è Ryan Reynolds.
Trattenete lo sguardo sgomento, ci torneremo.
La storia è sempre la stessa: Robert DeFeo Jr uccide la sua famiglia nella loro casa. Casa che verrà poi acquistata dai Lutz: mamma, papà e tre bambini.
La permanenza non sarà esattamente gradevole, ma già lo sapete.

Sono passati quasi 30 anni dall'originale, ma è davvero cambiato qualcosa?
Temo di no.
Il primo Amityville era abbastanza mediocre, non certo un film che colpisce. Questo è mediocre pure.

Il cast è molto MEH.
Io non è che abbia qualcosa contro Ryan Reynolds o Melissa George, i genitori. Davvero.
Ma cosa avranno avuto, 25 anni?
Con un figlio di almeno 10/12?
Mah.
Certo, c'era pure una piccola e ttttenera Chloe Grace Moretz, che nell'horror a continuato a bazzicarci per un po'. Ecco, lei era tanto bellina.

I bus ci sono, alcuni anche abbastanza efficaci, effettivamente. I mostri brutti e putridi qui vanno via come il pane.
Ma l'atmosfera è del tutto assente, SPOILER l'happy ending era cristallino dal principio, cosa che non dovrebbe essere perché mica tutti gli spettatori sanno com'è andata la vicenda 'realmente'. Non c'è tensione, non c'è ansia crescente. Anche perché nel giro di 20 minuti si è passati da Raianreinolds adorabile bellissimo desnudo paparino tenero e marito meraviglioso a brutti infame maleducato. Non c'è una discesa nel vortice, non c'è una caratterizzazione tale che ti permette di cogliere i cambiamenti in modo radicato e terribile. 5 minuti e prima abbraccia la bimba e poi quasi prende ad accettate la mano del bambino.


Certo, qualcosa di buono c'è: ho amato l'attenzione ai dettagli della casa. Rubinetti, finestre, grate, tegole. Sono presenti, messi in evidenza. E in una saga in cui la casa fa tipo il 50% del fascino, direi che è sempre gradevole darle l'importanza che merita.
Certo, una bella casa non basta.
Ma poteva andarci peggio.

Ad oggi, almeno, ho la mia precisa opinione sulla vicenda.
I Lutz sono stati subdoli. Hanno sfruttato una tragedia reale e ci hanno lavorato su fino a sanare i debiti della loro famiglia.
E questo potrebbe anche essere eticamente scorretto, se vogliamo. Anzi, dai, è ovvio che lo è.
Ma qua non si fanno certo lezioni di morale, non è quello che mi interessa.
Il risultato di tale operazione è un fenomeno davvero intrigante. Serie (lunghissima) di film, libri (di cui parleremo), documentari. Tanti di questi sono prodotti davvero poco potenti, eppure la saga non ha mai subito una battuta d'arresto, anche questo è interessante. Tutto nato da una bugia ben raccontata. E a cui tutti (o quasi) hanno creduto fino al momento della 'smentita' ufficiale.
Io ci ho creduto.
Mi spiego meglio: non credo alle mosche che escono in massa ad aggredire il prete, non credo ai cimiteri indiani che fanno resuscitare le altre persone.
Credo nel potere della suggestione.
Ci credo sinceramente che una persona, magari stressata dalla vita (ma non lo siamo poi tutti?), magari piena di debiti che ha fatto per comprare quella stessa casa, magari angosciata da pensieri di natura varia, e magari un po' credulona o ignorante, possa farsi condizionare da un'abitazione misteriosa.
Ci credo che uno possa auto inquietarsi, auto convincersi che qualcosa non va, fino al punto in cui i suoi timori si rivelano fondati.
Ma tant'è, era una bufala.




mercoledì 12 marzo 2014

Come out and play

14:25
(2012, Makinov)

HO SBAGLIATO FILM.
Ma si può?
Volevo vedere The Children, ma non mi ricordavo il titolo.
Come si fa a dimenticarsi un titolo scontato come The Children?
Niente, ho visto questo, allora vi parlo di questo.

Una coppia in vacanza decide di fare una scampagnata su un'isola. Arrivati sul posto si accorgono che l'isola sembra abbandonata da chiunque abbia più di 12 anni, non ci sono tracce di adulti, ma di bambini pullula. Chissà come mai?

La premessa sul regista stavolta è obbligata. Il signore in questione si chiama Makinov. No, non davvero, è un nome d'arte. Comunque, questo bizzarro personaggio gira SEMPRE (agli eventi pubblici almeno, spero che non si conci così anche per andare al gabinetto) con un cappuccio in testa. Il che mi fa pensare a The Orphanage e allora piango un po'. Ha un account Youtube dal nick che lo proclama a nostroeternosignore e ha girato un video in cui espone il suo pensiero. Guardate tutti ammirati.


Tutto sto personaggio per girare cosa?
Un remake.
Ma non un remake normale, no no, praticamente la copia sputata ripresa per ripresa di un film con la piccola fama del cult come Ma come si può uccidere un bambino?
Tipo Quarantena con Rec, per intenderci.
E se vi è scappato il va a cagare, non siete soli.

Appurato che per motivi ovvi non poteva uscirgli male, bisogna riconoscere che nemmeno gli è uscito benissimissimo, rendendone difficilissima qualsivoglia recensione.
Quanto piacciono a me i superlativi assoluti, a nessuno.
La vicenda ha inizio con Francis, che a scanso di equivoci è l'uomo della coppia, che cerca in un bar  una barca a noleggio per allontanare la moglie incinta dal luogo un po' troppo caotico in cui sono in vacanza. Lo fa con un'espressione talmente strana che per tutto il tempo della scena ho pensato che fosse uno di quei film in cui all'inizio mostrano la fine e lui, traumatizzato, cercasse una barca per fuggire. E invece no, quindi temo fosse vittima di coliche renali.


I due arrivano sull'isola, la trovano deserta fatta eccezione per i bambini e non sembrano affatto preoccupati. Anzi, prendono da bere e da mangiare aggratis (ok, questo l'avrei fatto pure io), fanno foto, vanno all'hotel e blablabla. Poi vedono una bambina far fuori un nonno e non gli passa manco per l'anticamera del cervello che non sia una coincidenza.
Eppure non mi sembrava ci fosse bisogno di Adam Kadmon per svelare il mistero.

Il problema grosso grosso è che non succede proprio niente. Fuga, pausa, fuga, pausa, fuga, un morto o due, un morto inaspettato, fuga, fine. Certo la trama non è il punto forte del film. E nemmeno l'azione, ecco.
Mi dispiace soprattutto perché ci sono vari aspetti del film che potevano essere davvero interessanti e invece sono buttati lì in modo pressapochista. Per esempio il rapporto di coppia. Se incentri tutto il film su due personaggi soli hai la possibilità di approfondire, di perlustrare, di rendere intrigante, invece sono buttati lì, sulla pellicola, a scappare dai bambini malefici. Peccato.
Ecco, a parte il momento in cui lui, Francis, lascia DA SOLA la moglie INCINTA DI 7 MESI a fare la guardia all'hotel con in giro dei KILLER.
Vile!


Ammettiamo però che certe positività ci sono. La violenza non è mai (o quasi) mostrata platealmente, è solo lasciata supporre, come piace a me. Il tutto è ambientato di giorno, quindi non ci sono giochi di luci ed ombre, ma solo musicali, che tutto sommato sono buoni. E poi va beh, ogni film con i bambini cattivi si presta a varie riflessioni, uccidere, non uccidere, sono solo bambini, ok ma anvedi tu che bambini infami, cose così. Non è un merito di questo film in esclusiva, ma è bene ricordarlo.

Insomma, dopo questa visione Makinov mi sembra solo un gran montato, soprattutto dopo aver visto l'uscita del suo nome a caratteri cubitali e ben scanditi nei titoli di coda.
Evitatelo pure, poi magari qualche giorno ci spariamo tutti insieme l'originale.

lunedì 17 febbraio 2014

Livide

16:27
(2011, Julien Maury e Alexandre Bustillo)
RECENSIONE CUM SPOILER.



I nomi Maury e Bustillo rimandano alla mente dei più il film A l'intérieur.
Meno che alla mia, che quel film ancora non l'ho visto.
Pare sia una visione tosta, quindi me la prendo comoda.

Livid(e) invece è più tranquillino, parla di Lucy che sta facendo il tirocinio come infermiera, seguendo alcuni anziani a domicilio. Tra questi c'è Jessel, una ricchissima ex insegnante di danza in coma irreversibile, che si dice nasconda in casa un gran tesoro. Lucy lo va a raccontare al fidanzato con precedenti per furto, il quale, per conservare la sua natura cleptomane, propone una gita nella casa dell'anziana signora a cercare il tesoro.
Poteva un piano così geniale finire bene?


Ma soprattutto, si poteva evitare di metterci 40 MINUTI per entrare in casa?
La prima metà di film ci mostra Lucy al lavoro, Lucy al porto, Lucy con moroso e amico curioso, Lucy che litiga con papà, Lucy che litiga con papà. Nonostante ciò, se dovessi dire che tipo sia sta Lucy, non saprei come descriverla, così come i due ragazzi, poco approfonditi.
Non capisco quindi perché metterci così tanto, se poi il risultato è un incipit noioso e prolisso.

Quel che è peggio è che, come spesso succede, la messinscena è bella assai. La casa, la situazione, i ragazzi che pensavano di andare sul sicuro visto che la nonna se la dorme bellamente, ma soprattutto i colori e gli ambienti mi sono piaciuti un sacco. Ma non migliorano l'atmosfera.



I 40 minuti alla fine passano e i tre entrano in casa, dove succede che..
BOH.
Inizia un gran caos, scene confuse, vicenda poco chiara, ancora adesso se dovessi dirvi qual'è il tema principale del film avrei qualche dubbio. Vampiri? Fantasmi? Entrambi?
Di certo, alcune immagini sono efficacissime, come quelle della figlia ballerina, per esempio.
Ma non è sufficiente a renderlo una valida visione, però, perché io sono esigente, non è che posso accontentarmi di una zombie-vampira-cadavere-inveceno.
Nemmeno se è la figlia della signorina Rottermeier.
La confusione poi è una cosa che mi manda in bestia. Se vuoi fare il misterioso allora ometti, nascondi, cela. Non miscelare tutto, che lo sanno anche i bambini che a mischiare le cose poi non si digerisce bene.
Anzi, se qualcuno mi può fare un riassunto di cosa ha capito meglio, che magari a mettere insieme le nostre esperienze ne esce un film con una sua logica.
Ho anche pensato di essere io la cretina perchè non avevo capito.


E invece no, maledetti francesi, siete voi che avete un film del piffero.
Non orribile, ma del piffero.

mercoledì 29 gennaio 2014

V/H/S

12:55
(2012, registi vari)



Io non so come uscirne da questa cosa che i found footage mi piacciono da impazzire.
Lo so che è sbagliato, avete ragione. Sto cercando di smettere, ma è difficile.
Se poi ti prende la Ti West fever con la scusa che tra 'solo' 4 mesi esce il suo nuovo film, me lo spiegate come fa una ragazza debole come me a non guardare V/H/S?
Appunto.

Episodio cornice: Tape 56, di Adam Wingard


Alcuni vandali vengono assoldati per entrare in casa di un anziano signore a recuperare una videocassetta. Sul posto scoprono che il signore è morto e iniziano a vedere alcune videocassette per trovare quella giusta.
Come 'episodio cornice' fa schifo.
Pardon, argomentiamo.
L'idea è buona e funzionale. Ci introduce l'argomento 'vhs' in modo non forzato, perchè poi i vari episodi che vedremo sono il contenuto delle varie vhs. Peccato che poi sia fatto male.
La cosa che ho detestato più d tutte, e che coinvolge anche alcuni degli episodi, è che evidentemente i registi credono di essere gli unici in grado di maneggiare macchine da presa senza tremori da Parkinson. Mi spiace, non è così. Anche le macchinette da profani possono avere movimenti abbastanza fluidi, non c'è bisogno che mi facciate venire la nausea per dare un senso di realtà.
Troppo caotico e poco chiaro, nemmeno i dialoghi sono a posto, e non penso che ci sia bisogno di spaccare la televisione per attirare l'attenzione.

Episodio 1: Amateur Night, di David Bruckner


Tre amici conoscono due ragazze in un locale e decidono di portarsele a casa. E a letto. Non finisce come speravano.
Personaggi idioti al limite dell'inumano, per un episodio che parte anche divertente, perché questi tre sono davvero davvero sfigati, e che si conclude davvero bene, in modo forse non originalissimo, ma che con la sola interpretazione della ragazza dall'aria poco lucida che vedete qui sopra riesce a essere inquietante ma anche triste e tenero, in una certa maniera.
Certo, la sua amica era di sicuro meno lucida di lei.

Episodio 2: Second Honeymoon, di Ti West


Un lui e una lei vanno in vacanza, ma pare che qualcuno li segua.
Ti hanno pagato poco, vero, Ti?
Episodio bruttino, ma tu nel 2011 avevi da fare con The Innkeepers, non avevi tempo da dedicare a questa cosa, io ti capisco, lo so.
Non fa niente.
Il mock più insensato di tutti, camera accesa SEMPRE. Per nessun motivo. Avrei apprezzato che ci fosse solo la camera del 'seguitore', per esempio, avrebbe avuto senso, forse. Visto poi come si conclude la vicenda (colpo di scena sì, ma nemmeno troppo grosso), l'ho trovato davvero inutile. Soprattutto visto che non mi dai una spiegazione UNA CHE SIA UNA.
C'erano soluzioni molto meno drastiche, mica c'era bisogno di fare tutto sto casino.
Peccato.

Episodio 3: Tuesday the 17th, di Glenn McQuaid


Quattro amici vanno in campeggio, per poi scoprire che proprio quel posto è la dimora di un assassino. Citazionista fino al plagio, ma solo per le caratteristiche iniziali.
Anche qui, videocamera inutile, sviluppo poco divertente o stimolante, un episodio che passa inosservato, non dà fastidio, sicuramente non è bello.
Per salvare il salvabile, l'assassino che non si può riprendere non è una brutta idea.
Per il resto, dimenticabilissimo.

Episodio 4: The Sick Thing That Happened To Emily When She Was Younger, di Joe Swanberg


Emily ha da qualche giorno dei fastidi. Prima un gonfiore al braccio senza apparente ragione, poi rumori sospetti in casa. Di queste preoccupazioni parla con il suo ragazzo su Skype.
PER-FET-TO.
Tutto l'episodio è visto dalle conversazioni Skype della coppia (geniale! geniale! geniale!), in un rapido crescendo di tensione fino allo shockante e amaro finale. Scritto bene, interpretato bene (Emily è adorabilmente brava, tanto complicato e tenero il personaggio quanto pacata e intelligente lei nella resa), riesce a toccare diversi argomenti in poco tempo senza risultare incasinato o esagerato.
Bello davvero, un pochinino doloroso alla fine.

10/31/98, di Radio Silence


This is Halloween, this is Halloween.
Essendo Halloween (mica cito Jack per niente, io) alcuni amici vanno in cerca di una festa, e ne trovano una.
Oddio, non proprio.
Anche questo ultimo episodio non è male, ricorda molto alcune leggende metropolitane che non vi dico perché ho lo spoiler facile di questi giorni. Devo dire che la mia concentrazione alla fine è andata scemando, quindi forse non me lo sono goduta come merita. Ho trovato alcune cose un pochino senza senso, o comunque non particolarmente chiare, ma nel complesso si gode bene, sembra un po' più ragionato di altri e questo è sicuramente un complimento.

Alla fine della fiera, V/H/S non è affatto male, se si fa una media simil-matematica una bella sufficienza se la porta a casa.
E di questi tempi è una cosa più unica che rara.




mercoledì 5 giugno 2013

Non solo horror: V per Vendetta

21:51

Titolo originale: V for Vendetta
Anno: 2005
Durata: 128 min
Trailer: 




Avete presente quella sensazione che spinge a vedere un film perchè quel film sembra avere 'qualcosa'? Non sempre ben identificato, ma una specie di aspettativa vagante sopra il suo titolo e la sua fama.
Per me 'V per Vendetta' era quel film.
Anche se onestamente non sono sicura di aver trovato quel 'qualcosa'.

L'argomento stavolta è l'anarchia. Anarchia che porta il volto di V. O meglio, di Guy Fawkes, dato che V -il nostro protagonista- indossa per tutto il tempo una maschera. In una Londra oppressa da un governo filonazista, V desidera ridare la speranza ai cittadini e sistemare quello che non va nel sistema, con azioni simil-terroristiche. Sarà l'incontro con Evey a rendere il tutto ancora più interessante.



Partiamo: io sono un'antianarchica. Ma di quelle potenti. Ma d'altra parte adoro gli idealisti, mi fanno sognare un mondo di arcobaleni e unicorni felici. Quindi, il personaggio che vedete qui sopra in tutta la sua espressività ha un suo perchè, è carismatico.
E quanti di voi sperano che alla fine lui si redima e mostri il suo viso, sappiate già che no, non lo vedrete.
Questo implica che per rendere giustizia al povero Hugo Weaving il film va quantomeno visto in lingua. Altrimenti al posto suo potevano anche metterci uno spaventapasseri e per noi niente cambiava.
Ma soprattutto, guardate il film in lingua perchè il doppiatore dice le frasi più interessanti ad una velocità supersonica e se ve lo vedete in inglese almeno vi aiutate coi sottotitoli.

Il suo obiettivo è distruggere il palazzo del Parlamento il 5 di novembre, esattamente come aveva tentato di fare l'uomo che gli presta il volto. E comunica le sue intenzioni attraverso un video che lui riesce a far passare in tutte le tv. Se il povero Mandarino di Iron Man 3 avesse avuto la stessa fortuna, ricorderemmo un film diverso.

Quindi, ecco cosa ho amato. V, anche col grembiulino che lo rendeva più umano. La Portman, che ormai è una garanzia. La fine del film, con tutti i faccioni uguali che lo sapete che a me piacciono gli ingressi in scena fighi e quello, perdinci se lo era.

Non mi sono piaciuti i dialoghi, però.
Se partite da un fumetto almeno non lasciatemi dei dialoghi che sembrano tutte frasi per la Smemoranda. Allungate, argomentate, migliorate.
O quantomeno girate un remake con anche gli sbam e i bum. Che di materiale che fa sbam e bum ce n'è.


Complessivamente, non rientro nella cerchia di coloro che lo considerano un supercult, ma nemmeno mi ha schifata.
Non mi piacciono queste vie di mezzo, no.

AH. E che tu sia maledetta, Natalie Portman. Per essere figa anche da pelata. Che tu sia maledetta.

mercoledì 15 maggio 2013

Masters of Horror: La casa delle streghe

15:39
(Prima stagione, secondo episodio)
Titolo originale: Dreams in the witch house
Regia: Stuart Gordon
Trailer:



Prima di tutto, un'ammissione di colpa: non ho mai visto niente di Gordon. Vi dirò di più, ho dovuto Wikipediarlo. Ho chiaramente delle lacune da colmare.
Detto ciò, torniamo ai nostri MOH, con questo secondo episodio, dove incontriamo uno studente, Gilman, che prende in affitto una camera in una pensione. Ora, io capisco che gli studenti siano notoriamente poco abbienti, ma per beccare una camera così devi essere proprio povero in canna.
Ma tant'è, lui se la piglia, sprezzante del pericolo.
Il vicino di casa lo avverte della presenza di una strega, ma nel 2005 davvero c'è qualcuno che crede ancora alle streghe?
E invece. . .



E invece MEH.
Parto subito col dire che l'ho visto in italiano e vi presento amici cari il doppiaggio più comico che io abbia mai sentito. Per chi l'ha visto: al 'Fiiiiiiiirmaaaaaaaaaaa' della strega avete messo in pausa per ridere vero? E la voce del topo?
Ora, scherziamoci pure su, ma il doppiaggio ha un ruolo fondamentale, rischi di mandarmi a verze tutta la tensione che posso aver accumulato.
E rimanendo sulla tensione, qui proprio non ci siamo. Rimandato a settembre.
La questione è questa: se hai solo un'oretta scarsa da far fruttare, non è che puoi permetterti molto.
O mi dai molto sangue, o mi dai molta tensione. Non ti chiedo di analizzarmi la rava e la fava dei personaggi, ma insomma, una motivazione per non spegnere me la dovrai pur dare.
E gli attori? Il protagonista è Ezra Godden (volevo Wikipediare pure lui, ma pagina inesistente), che per tutto il tempo ha tenuto un'espressione sgrunt troppo divertente, accompagnata da un semicostante 'Oh mio Dio', altrettanto divertente.
Così come di molto divertente c'è il topo!
(La parola di oggi è DIVERTENTE, il 15 maggio si celebra la giornata dedicata ai sinonimi e ai contrari.)
Senza spoilerare nulla, vi rivelo che uno dei personaggi principali della vicenda è un topo con la faccia umana. E tutti giù a pensare a Peter Minus.
E non è finita con Harry Potter, perchè quando finalmente lo studente si trova a leggere il Necronomicon noi spettatori ci troveremo di fronte il Libro Mostro dei Mostri.
Quello che gli aveva fatto comprare Hagrid, per intenderci.

Passiamo poi al make up. Come ve la immaginate una strega?
Io la immagino molto brutta, MOLTO brutta, molto molto rugosa, con i denti malmessi e un enorme neo peloso.
Questa strega, perchè sì, ce la fanno vedere molto bene per tutto il tempo, è una vecchina con un po' di rughe e le occhiaie. Cioè una nonnina normale.
Vorresti dire che le nonnine sono streghe?
DISCRIMINATORE.



Sempre restando sulla strega, vi posso raccontare che la suddetta appariva solo nel momento in cui Gilman si addormentava e, pensate un po', l'ha graffiato. Nel sequel la faremo anche vestire con una maglia a righe e cantare '1, 2, 3, Freddy vien da te'?
Ok, ok, forse parlo così perchè il testo di Lovecraft (da cui tutto l'ambaradan è tratto) non l'ho letto, ma insomma, i collegamenti mentali partono da soli.
Ah, e compariva preceduta da una luce viola. Dico davvero.

Non si racconta abbastanza la vicenda della strega, lui sembra essere giunto alla conclusione per ispirazione divina, visto che il Necronomicon l'avrà sfogliato due minuti, e la spiegazione che ci è data è fuori di testa.
Poi ti chiedi perchè sia finita così, eh cara il mio ragazzo. . .

Ho letto alcune recensioni che lodavano proprio il finale, ma mi dispiace riconoscere che per me anche quello si è mantenuto sul livello medio-basso del resto del film.

Parliamo anche del fatto che Gilman si è trovato di fronte quella che credeva essere la sua vicina di camera nuda e non si è fatto scappare l'occasione. Io capisco che sei cciòvane e carpe diem, ma insomma, proprio così tranquillamente te la porti a letto che è la seconda volta che la vedi?

Tutti uguali voi uomini, tutti uguali.

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